Arese – Nettuno il mio viaggio lungo la Via Francigena

L’idea di percorrere la Via Francigena in bici è nata circa un anno fa. Agosto 2020, Sara mi porta per quattro giorni a San Gimignano, in uno di quei super, mega, ultra fighi resort con terme e cazzi vari, rigorosamente senza bici. Non ci volle molto a convincermi di non portare per una volta il mezzo a pedali. Ero reduce dalle fatiche di Bormio 10k e avevo bisogno di riposo.

Pochi metri dopo l’uscita del nostro albergo c’era un cartello, che indicava il sentiero della via Francigena. Ammetto, con un pizzico di vergogna, che fino ad allora sapevo poco e nulla di questo cammino. E’ bastato documentarmi per rendere il semplice pensiero una possibile nuova avventura e di conseguenza un nuovo sogno.

La via Francigena è percorribile anche in bici, nel senso che esiste proprio un sentiero dedicato alle bici. Il sentiero è debitamente segnalato, basta seguire le varie insegne poste lungo la strada, fate attenzione che ci sia l’icona della bicicletta, o in alternativa seguire le frecce azzurre spesso attaccate su pali o cartelli stradali. Mi raccomando, che siano azzurre, perchè quelle rosse sono relative al percorso a piedi.

Il sogno però per poter inziare a dargli forma mancava ancora della parte più importante, un mezzo adeguato. Percorrere la Via Francigena con una normale e comune bici da corsa è a mio avviso impossibile, anche se cambiate la sezione del copertone. Serve una bici gravel, capace di dissipare le vibrazioni prodotte pedalando su sentieri sterrati. A regalarmi la possibilità di realizzare il sogno, ci ha pensato Prisma equipaggiandomi a Gennaio di una super bici Gravel di cui vi ho parlato e raccontato in passato. Così ho aperto il cassetto dei sogni e mi son buttato sul pezzo lavorando su tutti i fronti.

Prisma Cycle, Adventure C montata con Rotor 1-13

L’organizzazione è solo all’inizio. Mi ci vuole oltre un mese per disegnare tutte le tappe e trovare gli alloggi nelle città di arrivo. Riguardo alle tracce delle varie tappe, devo ringraziare Francesco (Francesco Pizzato) che si è messo a ricontrollarle e sistemarle tutte. Un grande aiuto anche dal fratellino Stefano che mi ha equipaggiato delle borse per il viaggio anzi, mi ha equipaggiato con le migliori borse possibili.

Il buon Francesco oltre a sistemare le tracce una volta che ha avuto la conferma della mia partenza ha organizzato di partire da Bassano e arrivare a Roma diretto senza soste. Si avete letto bene. Un viaggio diretto da Bassano a Roma solo per scortarmi da Piazza San Pietro fino a Nettuno.

Non poteva poi mancare una divisa dedicata per l’evento, e anche in questo caso ho avuto la fortuna di avere il supporto di una persona straordinaria come Alberto Sticco che in due giorni mi ha fatto avere il bozzetto della maglia che meglio mi rappresenta. La grafica della maglia riportava dei piccoli disegnini che rappresentavano per certi versi una piccola parte di me. Al resto ci ha pensato una super azienda come Slopline, tempo una settimana e la mia maglia era pronta e confenzionata.

La splendida divisa disegnata da Stich e confezionata da SlopLine

975 km per poco meno di 9000 metri in cinque giorni in solitaria con circa 17 kg di borse montate su una bici monocorna 40 denti. Ammetto che alla vigilia qualche piccolo timore c’era, non tanto sulla tenuta fisica ma su eventuali contrattempi meccanici. Come da copione la sera prima prendo sonno tardissimo divorato dai tanti pensieri.

2 Giugno – I Tappa – Arese-Fiorenzuola D’Arda

Alle 6.30 sono in piedi davanti al mio caffè doppio in tazza grande. Olivia in soggiorno pronta per partire. Abbraccio Sara e Tommy che passeranno i giorni del mio viaggio al mare a Cesenatico, in un albergo a venti metri dal monumento dedicato al migliore di sempre sulla bici. Gli occhi di Sara sono emozionati almeno quanto i miei. Quando per un attimo ho la fortuna di incrociarli non posso non vedere un po’ di felicità.

Esco e appoggio la bici davanti al cancellino del giardino, la guardo e dentro di me gli dico che è arivato il momento di tornare a casa, dove è stata progettata. Monto in sella e visto che sono in anticipo decido di passare dal vecchio per un saluto veloce, per mostrargli Olivia carica come un mulo e per chiedere come sempre un occhio da lassù. Bastano i primi colpi di pedale per sentirmi subito più leggero nella testa, bastano i primi colpi di pedale a farmi emozionare. Dopo la tappa dal Peppo rimonto su Olivia e mi dirigo di nuovo verso casa dove ad attendermi ci sono i primi compagni a supporto.

Colazione al volo ad Arese e si parte. Alberto, Sara, Marco, Gigi e Nico, lì per me ad accompagnarmi chi per una decina di chilometri chi fino ad Abbiategrasso, chi fino a Pavia. E quando arrivati a Mortara incrociamo il primo cartello che segna l’inizio della Via Francigena sono pronto per attaccare il primo adesivo del viaggio.

Arrivati a Pavia dopo oltre 100 km saluto Sara, Marco e Alberto, per me è arrivato il momento di proseguire da solo. L’inizio non è dei più promettenti, ci metto infatti quasi cinque minuti a trovare la strada, non senza un pizzico di panico. Le vie di Pavia e la mia inesperienza a consultare la mappa da Koomot sono un fattore negativo della vicenda.

Una volta trovata la Francigena posso rilassarmi e riprendere a pedalare più leggero (nella testa, i kg di borse rimangono) e sereno. Il sentiero dalla periferia di Pavia si snoda lungo una ciclabile che in alcuni punti attraversa i campi, sono da poco passate le 12 e il sole che mi batte sul casco me lo fa capire in pieno. Qualche metro più avanti c’è una fontana che mi aiuta a ristabilire una temperatura decente. Il sentiero continua tra campi e qualche piccola periferia di qualche piccola città fino a poco dopo Orio Litta dove la ciclabile diventa semi sterrata costeggiando il Po’. La strada fatta eccezione per il fondo è molto simile a quella da me percorsa qualche anno prima a Ferrara in occasione della Bike Night. Strada bella larga e ben battuta ma soprattutto totalmente vuota. E pedalare durante un viaggio penso che sia una cosa davvero unica. Il sole picchia per bene ma è comunque sopportabile oltre ad essere molto meglio della pioggia. Il passaggio ciclabile è davvero spettacolare, immerso nella natura e anche i tratti sterrati sono battuti molto bene.

Proseguo ammirando ciò che mi circonda con occhi attenti, talmente tanto che in mezzo al bosco riesco anche a vedere un piccolo cerbiatto intento ad abbeverarsi.

Alle 15 supero il confine che delimita la fine della Lombardia e l’inizio dell’Emilia. Poco dopo sono con le ruote di Olivia sulle strade di Piacenza cercando di non perdermi. Riesco ad uscire dal centro città e proseguire lungo la Via Emilia Parmense per 30 km, lungo una serie di drittoni esagerati, chiudendo di fatto la prima tappa. All’arrivo a Fiorenzuola mi spetta l’ultima visita di giornata. La mitica Michela che era ad aspettarmi a duecento metri dal mio b&b, con lei ne approfitto per andare a prendere la birra di fine tappa.

Quando, al termine della visita mi rimetto in marcia verso l’albergo sono a dir poco enstusiasmato da questa prima giornata ma al tempo stesso consapevole che da domani arriverà la parte dura.

3 Giugno Fiorenzuola-Marina di Massa.

Dopo una notte di ottimo riposto, nonostante un paio di zanzare annientate nella notte, alle 6.00 sono in piedi e cinquanta minuti dopo ho il piede sul pedale pronto per partire. La tappa si presenta come sicuramente più impegnativa del piattone del giorno precedente. Da Fiorenzuola a Marina di Massa che di fatto significa le prime montagne. I primi 40 Km volano via senza troppi problemi, anzi a dire il vero un problema c’è ed è quello che faccio particolare difficoltà a tenere gli occhi sulla strada. Colpa del panorama che a ogni metro conquistato aumenta di belezza. La giornata è limpida con il cielo terso sgombro da qualsiasi nuvola. Poco prima di Cella il primo strappetto di giornata che in pochi chilometri mi porta dagli 80 metri di altitudine a 270. Supero il Taro con un ponte ciclabile molto affascinante, così come tutto il percorso che prosegue fino a poco prima di Medesano. E’ un passaggio molto suggestivo che prima attraversa un piccolo boschetto poi una bella strada bianca.

I cartelli aiutano a capire tante cose 😂

Ma la vera fatica di giornata è il Passo della Cisa e prima di lui il Cassio. Di fatto è anche il primo vero test con le borse e con il peso che esse trasportano. Il vero guaio, almeno all’inizio è il caldo. A Fornovo la strada inzia a salire. Il confine lo segna il fiume Taro che attraverso con Olivia passando da un ponte molto suggestivo. C’è stato un attimo in cui ho pensato di scendere con la bici lungo un sentiero sterrato per regalarmi un po’ di refrigerio nella fresche acque del fiume. Il sole picchia per bene, sono passate le 11 e la strada è tutta al sole. Rocca San Genesio fila via liscia, dopo aver raggiunto e superato gli 897 metri di quota mi godo una breve discesa con un panorama mozzafiato.

L’arrivo al Passo della Cisa

Prima di attaccare il Cassio riempio le borracce e osservo la madonna che mi sta lanciando un chiaro segnale. Infatti il Cassio lo sopporto di meno, e sopratutto sopporto sempre di meno il caldo, tanto da buttare la testa sotto alla prima fontana che trovo lungo la strada. Per assurdo la Cisa è stata meno dura da percorrere, anche perchè parte era finalmente all’ombra. Anche oggi nuovo avvistamento cerbiatti, questo mi attraversa la strada a circa 200 metri di distanza.

Dopo aver lasciato il timbro del passaggio sulla Cisa, con l’immancabile adeviso, mi rimetto in marcia, finalmente in discesa verso Pontremoli attraverso una strada piena di tornanti che affaccia su tutta la valle. È stata una discesa davvero splendida, nonostante l’asfalto fosse parecchio rovinato. Durante tutta la discesa non incrocio nessuno. A Raggiunta Pontremoli decido di rifocillarmi in un bar prima di raggiungere Aulla e incontrarmi con la Raffi e Riccardo con cui pedalerò fino a Massa. Chiudo la tappa con un lavaggio ad Olivia e l’immancabile birra prima di prendere possesso della mia stanza lungo mare e regalarmi una bella doccia.

4 Giugno Marina di Massa – Siena

La mattina inzia con la ricerca spasmodica di un bar dove fare colazione perchè il B&B che mi ha ospitato la serviva dalle 8.30… Un pellegrino sono, e come tale non ho troppo tempo da perdere. La giornata di oggi inzia subito in salita, e sempre sotto un bel sole cocente. E’ stata probabilmente la tappa dove per la prima volta ho perso lucidita andando un po’ in crisi con la testa. Colpa mia che continuavo a sbagliare strada. Ammetto che è stata anche la prima tappa che mi ha davvero tolto il fiato dalle emozioni. Partire dal mare per arrivare a Siena attraversando gli appennini e scendendo fino alle colline Toscane mi ha davvero regalato sensazioni ed emozioni che non dimenticherò mai.

Il mare di Marina di Massa visto dal primo colle di giornata

Tutto è andato liscio fino a San Miniato, nonostante una sosta a Lucca andata un po’ troppo per la lunga e un paio di fermate di troppo, ma necessarie, per carico acqua, in una delle poche fontane trovate lungo la strada. Da qui inizierà la mia personale odiessea. Dopo Castelfiorentino mi faccio quattro chilometri di discesa tutto felice e contento prima di accorgermi che ero uscito dalla traccia.

A Gambassi Terme, attraversato un piccolo boschetto, dove ho dovuto anche fuggire dai cani arrivo davanti ad un ponte in legno chiuso per manutenzione. Mi tocca nuovamente girare la bici e rifare la strada appena percorsa chiaramente anche questa volta in salita. Non bastasse questo, succede anche di peggio un’ora dopo a San Giminiano. Mi fermo nel primo posto che trovo, causa urgente bisogno di svuotare la vescica. Decido di farlo davanti ad un cacello di quella che a me sembrava una casa abbandonata. Sembrava a me… mentre sereno e beato espleto i miei bisogni, una signora sui settanta si affaccia da una finestra al secondo piano di questa casetta urlandomi, giustamente, le peggio parole. Però signora tagli l’erba e dia una sistemata a sta casa danti numi. Neppure la pipì in santa pace..Quando pensi di averle passate tutte pensando di essere ora al sicuro da sfighe e figure immani finisce che cado. Per fortuna una caduta banale sull’erba. Anzi a dirla giusta, una caduta da pirla, perchè fare un video su sterrato in discesa con le borse è oggettivamente proprio da pirla.

Anche Siena conquistata, ma che fatica!

Alla fine arriverò a Siena alle 20.27. L’ingresso in piazza del campo lo ricorderò come il primo momento di questo viaggio in cui ho pianto. Ho pianto tanto, forse anche per scaricare la tensione accumulata nelle oltre 14 ore in giro. Giusto per rendere la giornata veramente infernale riuscirò anche a non salvare correttamente la traccia sul Bryton. Fortuna che in piazza del Campo c’era ad aspettarmi Giulo (IlPozz) che mi ha offerto l’immancabile birra di fine tappa e il supporto necessario per provare a recuperare la traccia, ma ahimè senza successo. Vado a letto stanco e un po’ provato dalla giornata e probabilmente dalle tante emozioni provate.

5 Giugno Siena – Bolsena

Mi sveglio con il telefono pieno di messaggi. Saranno stati sessanta forse settanta. La maggior parte di incoraggiamento per questa avventura che sta arrivando alla fine. Mentre mi vesto penso alle tantissime persone che dal giorno della partenza non hai mai smesso di farmi sentire la loro presenza. Chi con un messaggio chi con una chiamata chi anche solo con una semplice reazione su una delle tante storie caricate su Insta durante la giornata. Più ci penso più credo sia incredibile oltre che speciale.

La penultima tappa inizia con la presenza di Chicco fin dal km 0. Prima di partire decido però di andare a fare la salita di Santa Caterina, quella salita dove il cavallo umano MVDP fece ad un wattaggio disumano. nell’ultima edizione delle Strade Bianche. Non è una salita, è la morte ragazzi.

La prima parte della tappa è per gran parte su sterrato ed è un continuo mangia e bevi per le colline senesi. Prima si scende, poi a Monteroni d’Alba si risale, poi si scende e di nuovo e a Buonconvento si risale, il tutto lungo strade a dir poco clamorose. In partenza anche la pioggia a tenerci compagnia, per fortuna una cosa veloce e passeggera , che come al solito ha dato un pizzico di avventura in più al mio viaggio. Anche in questo caso non sono mancati i problemi di strada, per fortuna questa volta senza dover tornare indietro in salita. A Buonconvento ci pensa Filippo a venire in soccorso. Filippo, l’ennesimo amico a farmi compagnia in questa avventura. Pensate che avremmo dovuto incontrarci in Val D’Orcia ma quando l’ho aggiornato sull’orario e sulle varie perdite di tempo si è messo in marcia per venirmi in contro. Intercettato Filippo la traccia non è più un problema, a Montalcino è il momento di salutare Chicco il mio viaggio proseguirà fino a Bolsena con Filippo.

Uni dei tanti passaggi su sterrato

Montalcino vista in sella ad Olvia su una stradina sterrata che si affaccia su distese di vigne è così bello che per un attimo riesco anche a non avvertire quella sensazione di calore che mi perseguita da qualche ora. C’è una cappa che sembra quasi di essere a Milano. Una bella salitina fatta da tanti piccoli tremendi strappi mi porta fino a quella meraviglia di Bagno a Vignoni dove ci regaliamo una breve e fresca pausa prima della vera salita di giornata, l’ascesa a Radicofani.

Una salita fatta in parte su strada e in parte su sterrato. Quando si superano i 600 metri di quota lungo un tornate mi rendo davvero conto della bellezza del territorio, una valle immersa in tante sfumature di verde e marrone, un silenzio rotto solo dai versi degli animali al pascolo. Conquistata quella che ribatezzo come Radiocofani, ci fermiamo per rifocillarci con un bel focaccione farcito e una birra media, anche perchè barrette e gel iniziano a scarseggiare e ho ancora oltre 350 Km prima di arrivare a Nettuno. Il tempo, in special modo il vento rovina la nostra pausa facendoci di fatto accelerare la ripartenza.

La discesa è tutta lungo uno sterrato lo stesso che si fa durante il Tuscany Trail, una cosa davvero spettacolare. Dopo circa 2 km ci dobbiamo fermare causa passaggio di un popolosissimo gregge di pecore. La discesa di fatto finisce ad Acquapedente il che significa che sono entrato nell’ultima regione del mio viaggio. Decido su suggerimento di Filippo di chiudere però la tappa a Castelgiorgio, città dove ha sede il mio B&B e risparmiare quei 30 km, anche in vista del tappone di domani che sulla carta è il più lungo in termini di strada.

Lombrichelli al ragù tutto rigorosamente fatto a Fano da Filippo

Le sorprese però non sono finite perchè arrivati a Castelgiorgio c’è anche la mitica Sabina ad aspettarmi al baretto del paese. Quella degli incontri è da sempre la parte che preferisco della bici, un attrezzo capace di unire le persone, come pochi altri. Tappa chiusa con 136 km e 2244 metri di dislivello. Dopo l’immancabile doccia ho tempo di buttarmi sul letto e rilassarmi una bella mezz’ora prima di andare a cenare ospite neppure a dirlo di Filippo. Una cena perfetta per recuperare dalle fatiche di oggi e per mettere carburante per l’ultima tappa in programma domani.

6 Giugno Bolsena-Piazza San Pietro-Nettuno.

7.14 e ho appena dato il primo colpo di pedale, davanti a me Filippo che anche oggi mi scorterà per un pezzo di strada. Oggi è il grande giorno. Oggi il pellegrino arriva a Roma ma, fin dalle prime pedalate, capisco che la giornata non sarà facile. A parte la sensazione di pesantezza alle gambe, più che preventivata, ho un discreto dolore alla mano destra quella picchiata durante la caduta dell’altro giorno. Seguendo Filippo arriviamo in cima ad un piccolo strappo dove è possibile ammirare il lago di Bolsena in tutto il suo splendore. E’ tutto un pedalare in mezzo a campi e sentieri, uno spettacolo davvero unico. Scendiamo per vedere il lago da vicino e fare colazione prima di rimetterci nuovamente in marcia destinazione Viterbo.

Superata una bella salitina, fatta per giunta dal sentiero dedicato ai pellegrini che fanno la francigena a piedi, perchè chiaramente ho fatto casino con le indicazioni stradali, dopo Viterbo, raggiungo il Lago della Riserva di Monterosi. Qui saluto Filippo che ringrazio all’infinito per quanto ha fatto per me in questi due giorni. Pensate che si è anche dedicato al bucato delle mie divise, perchè è importante arrivare a Roma pulito per bene. Di chilometri a Roma ne mancano circa 90 e almeno ottanta saranno senza alcuna compagnia.

Sto attraversando dei posti meravigliosi, anche oggi non fa eccezione. Scopro che Campagnano Di Roma è un paesino molto grazioso e dopo il paese bastano pochi colpi di pedale per immergersi nella totalità della natura omaggiata dal parco regionale di Veio. Discorso diverso una volta che mi ritrovo ad attraversare Formello. Città molto bella ma che presentava oltre a molte strade saccagnate anche troppa sporcizia lungo le vie (ahimè ranche Roma non è messa meglio) Il piccolo terrazzino che incontro lungo la strada gli fa perdonare tutti i difetti. Alzo gli occhi e da lontano posso scorgere Roma. Vedo in maniera nitida anche la cupola di San Pietro. Ci siamo! Basta un attimo per commuovermi, pedalo, piango e rido, completamente investito dall’euforia e dalle emozioni. Piango come un bambino, sono delle lacrime di pura felicità e forse anche un po’ di queste scendono per scaricare le tensioni fino a qui, perchè è stato un viaggio indimenticabile e piacevole ma quel minimo di stress c’è sempre, se poi ti chiami Andrea, forse ti tocca subirne un po’ di più…

Prima di arrivare a Roma c’è tempo ancora per due momenti di sclero vero. Il primo a Santa Cornelia quando causa strada bloccata da un cancello, impiego circa venti minuti a trovare un passaggio alternativo e poi per l’imbocco della ciclabile sul Tevere dal Piazzale Sandro Ciotti che è sbarrata in entrambi i sensi. Dopo diversi minuti a girare inutilmente, che comportano diversi minuti a smadonnare decido di entrare da una piccola stradina anche se sbarrata. E’ stato una fortuna non forare in quei 50 metri in mezzo a ogni possibile vetro.

Sono sulla ciclabile che costeggia il Tevere. Sto piangendo ancora. Vedo Roma sempre più vicina quando ad un tratto dal nulla lungo la ciclabile spunta Francesco. Sbuca fuori dalle frasche che invadono il ciglio della strada urlandomi Kuuuudooossss.. L’ha fatto davvero. E’ partito da Bassano per venire a conoscermi e scortarmi per gli ultimi 40 km circa. Pedaliamo insieme lungo la ciclabile del Tevere, dopo dieci chilometri una svolta a desta e davanti a me c’è lei. Piazza San Pietro.

Francesco butta giù un dente e si allunga lasciandomi percorrere il lungo viale da solo. Mille pensieri, mille emozioni viaggiano nella mia testa alla velocità di un treno. Rivivo in un attimo tutto i momenti delle varie tappe, tutte le emozioni provate nei giorni. Ora che sono qui queste su sommano e sento il cuore scoppiare di gioia. Poi un attimo di lucidità. “Andrea non piangere.. Andrea non..” Come si fa?? Non riesco a trattenere le lacrime, ce l’ho fatta, sono arrivato a ROMA. Sono letteralmente estasiato, felice, che ancora non mi sembra vero. In piazza ad attendermi oltre a Matteo e suo padre Andrea ci sono anche un sacco di altri ragazzi. Guido, Andrea, Carlo, tutti arrivati da Nettuno per accogliermi e scortarmi.

Guardo la piazza con un braccio sulla sella di Olivia, la guardo e non mi sembra vero di essere arrivato fin qui solo con le mie gambe.

Dopo mezz’ora abbondante passata tra saluti e foto ci rimettiamo in moto direzione Nettuno. La pausa però mi ha letteralmente tolto il ritmo. Non bastasse dopo neppure un quarto d’ora inizia a piovere e anche discretamente bene.

Decidiamo di fermarci poco fuori Roma ad un bar per una breve sosta con la speranza che ceda almeno un po di intensità. Dopo venti minuti se possibile ne viene giù ancora di più. Rimontiamo in sella, e proseguiamo lungo la nettunese. La strada è davvero una merda. Buche ovunque, pozze che non sai cosa nascondo sotto, auto che non accennano a rallentare, un delirio. E’ stato in quel momento che ho pensato di andare in stazione e finirla in treno. Francesco riesce in un primo momento a farmi desistere, ma dura poco. La testa si è scollegata, e deviamo così per la stazione. Il karma però si sà esiste, e non sembra essere d’accordo di questa mia decisione. Non facciamo neppure tempo a capire come fare i biglietti che l’ultimo treno in partenza per Anzio lascia la stazione. Bene, Si arriva a Nettuno in bici.

Per fortuna la pioggia diminuisce fino a cessare del tutto quando siamo ormai a pochi chilometri dall’arrivo.

Arrivo a Nettuno affiancato a Francesco con Carlo davanti a farci strada. Da qualche minuti ha ripreso anche a piovere. Carlo curva seguendo la strada ma un mio urlo lo ferma. Vuoi non mettere un adesivo sul cartello di Nettuno! Scendo dalla bici e battezzo anche il cartello dell’ultima città di questo incredibile viaggio. Rimontiamo in sella e qualche chilometro dopo arriviamo da Emme2Erre. Presso il negozio dove ha visto luce Olivia ci sono un po di persone che si complimentano con me e con Francesco.

Appoggio Olivia alla vetrina del negozio, e nonostante sia sporca da fare schifo le dò un bacio sul tubo orizzontale. Una lacrima scende attraversandomi il viso. Mi giro e c’è Fra davanti a me che mi prende di peso e mi abbraccia. In quell’abbraccio penso, a distanza di qualche mese, che ci fosse dentro tutto. La gioia nella sua sgaloppata, quella nel aver assistito e partecipato alla mia. Ora le lacrime sono diventate tante da riuscire a contare, ma va bene così e mi stappo una birra.

Dopo aver bevuto un paio di birre ed essere ancora super sobrio io e Fra ci facciamo portare nel nostro albergo per darci una lavata, assolutamente necessaria, e prepararci per la cena con i ragazzi di Prisma (Matteo e suo padre Andrea).

Si chiude una nuova e incredibile esperienza con la bici, qualcosa che credetemi è andato oltre alle mie più rosee aspettative. E’ stato un viaggio magnifico pieno di paesaggi e città uniche, ricco di calore portato dalle persone che mi hanno accompagnato lungo la strada ma anche da quelli che a casa non hanno mai smesso, neppure un giorno di farmi sentire la loro presenza. Ora ho una nuova droga di cui sono già diventato dipendente. I viaggi in bici sono fighissimi. Ho una nuova droga da consigliare anche a voi.

Ragazzi indipendente dalla durata, dalla destinazione e dalla compagnia, fatevi un viaggio in bici, non ne resterete delusi.

4 Replies to “Arese – Nettuno il mio viaggio lungo la Via Francigena”

  1. Grazie al tuo viaggio, mi sono deciso di fare anche i miei, purtroppo brevi causa esame da preparare per settembre!
    Uno è già andato ad inizio Agosto in Bikepacking in Val di merse…. Bellissimo dormire in tenda 🏕 io e la mia bici, è bellissimo pedalare attraverso le riserve naturali del Merse.
    Per il prossimo parto dopodomani: SIBILLINI BIKEPACKING….. non proprio adatto ad una gravel ma chi se ne frega….. la sola idea di dormire sotto le stelle, dove si può vedere ad occhio nudo la via lattea, è troppo bella….. grazie Andrea “Pippy”

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