Lei si chiama Olìvia, è l’ultima arrivata in casa Pippy. Il suo arrivo è frutto di una nuova collaborazione di cui oltre esserne entusiasta non nascondo anche un pizzico di orgoglio.

Olivia è una Prisma Cycle, Adventure C, una bici interamente italiana, progettata da una piccola e giovanissima azienda con sede alle porte di Roma. Prisma è un brand che propone telai o bici assemblate su richiesta del cliente, uscendo dalla esasperata proposta offerta delle aziende che producono telai in serie.
Grazie al prezioso e sapiente aiuto di Matteo e Andrea avrete la bici giusta in ogni condizione, che si tratti di interminabili giornate in sella, strade bianche o scorribande nei boschi. Una bici con geometrie molto vicine ad una bici da corsa ma con un telaio capace di assorbire moltissimo le sconnessioni del terreno, mantenendo però la giusta rigidità soprattutto nell’anteriore.
La particolarità delle bici Prisma è quella di essere 100% personalizzabili in ogni suo componente. Ho così deciso di allestire Olivia con un gruppo Rotor 1-13. Trasmissione monocorona ovale, con cassetta posteriore a 13 velocità e ultimo pignone da 10 denti. La vera particolarità di questo gruppo è quello di essere totalmente idraulico. Uno dei grandi vantaggi di questo genere di trasmissione è quello di avere un sistema completamente sigillato e quindi più protetto dagli agenti atmosferici. Acqua e sporco non interferiscono minimamente con la funzionalità della cambiata, come invece può accadere nel caso della trasmissione a cavo.

La mia avventura con Olivia, è iniziata ufficialmente Venerdì 15 Gennaio. Il luogo del nostro primo incontro è stato il Parco delle Groane. Come il migliore degli spasimanti mi sono messo l’abito più elegante e più bello per il primo appuntamento. Un giro veloce senza neppure pranzare. 57 km in mezzo a strade sterrate, boschi e un po’ di fango. E’ bastato questo per avere la conferma che il mondo gravel lo adoro.
Quella possibilità di rendere ogni strada percorribile amplifica la sensazione di libertà che la bici è in grado di donare. E’ stata questa la vera sensazione del giro, uscire di casa e dare i primi colpi di pedale, facendo scorrere le ruote sull’asfalto fino a quando, pedalando lungo la strada principale, incontro un sentiero che si perde nei campi, rallento, giro il manubrio e lo imbocco senza pensarci troppo. Lo percorro tutto scoprendo, dopo quasi due chilometri, che si interrompe per il passaggio della ferrovia. Nessuno mi vieta però di pedalare parallelo ai binari, poco importa se non c’è una strada, non mi serve, alleggerisco il rapporto e pedalo nel campo, lo percorro fino a incontrare un nuovo sentiero che mi porta a Cesate e da qui posso riprendere il mio giro lungo le strade bianche che si intrecciano nel Parco. Durante questo primo breve giro è impossibile non rendersi conto dell’incredibile leggerezza della bici, che non supera i 7300 grammi, discorso identico per la maneggevolezza. Olivia ha uno sterzo preciso e molto aperto e il manubrio, più largo rispetto ad una normale bici da strada permette una maggiore guidabilità, specie nei tratti di strada più sconnessi e tecnici. La vera particolarità è il perfetto mix tra confort e reattività, merito, come mi ha spiegato Matteo, del telaio in fibra di carbonio T700 che garantisce ottima reattività e al tempo stesso dona un ottimo confort di guida filtrando molte vibrazioni del terreno anche dai fondi più sconnessi.

Il vero battesimo di Olivia avviene però due giorni dopo, la Domenica quando decido di portarla nel varesotto per la più classica delle doppiette, Sacro Monte e Campo dei Fiori. Durante questo giro ho potuto davvero testare la mia Adventure C a dovere. Basti pensare che durante le 5 ore in sella per oltre 115 km abbiamo percorso ogni tipo di fondo, dall’asfalto allo sterrato senza dimenticare la neve.

Un giro in solitaria nel quale ho potuto constatare che anche su asfalto si comporta decisamente bene, nonostante le gomme tassellate da 40 (Schwalbe G-One) la scorrevolezza sul fondo stradale è ottimale. Una volta in cima al Campo Dei Fiori ho imboccato il sentiero che si apre a destra prima della salita che porta all’osservatorio. Sentiero che era completamente innevato, ma non è certo la neve a fermare la voglia di eplorazione. A parte aver rischiato diverse volte la caduta, è stato emozionante far scorrere le ruote su quel manto di neve battuta, è stato bellissimo sentire tutto quello scrocchiare creato dal rumore del ghiaccio al passaggio delle ruote di Olivia. Purtroppo dopo circa due chilometri la strada diventava quasi impraticabile a causa della fitta neve presente sul fondo, e non avendo neppure molto tempo ho optato per girare la bici e tornare al belvedere del Campo dei Fiori.
Il vero momento clou del giro è stato però durante la strada del ritorno, quando arrivato a Venegono decido di entrare in un boschetto con l’intento di capire se per caso il sentiero sbucava nuovamente su strada. Ammetto che alcuni passaggi dentro al bosco erano abbastanza estremi per una bici gravel, ma nonostante rocce, sassi, radici e fango ce la siamo cavata alla grande. Dopo sette chilometri attraverso boschi e campi, non senza qualche imprecazione di troppo, scopro che il sentiero sbuca sulla strada che porta a Pianbosco. Avrei voluto mostrarvi la mia faccia in estasi dopo questa incredibile scoperta.

Gravel sinonimo di divertimento assoluto, senza l’ossessione della prestazione, cosa che per giunta, come saprete, non mi appartiene neppure quando monto sulla bici da corsa. La sola media che conta per me è quella nel bicchiere a fine giro, e vi dirò, dopo un giro gravel ci sta davvero tutta.
Dopo questo meraviglioso giro, sono stato costretto a tenere Olivia per cinque settimane ferma in casa a causa di un piccolo intervento al dito mignolo della mano sinistra. Quando rimonto in sella siamo già a Marzo, riprendo a familiarizzare con lei portandola a Brunate. Una salita che ho sempre sofferto e anche in questa circostanza non è certo stata una passeggiata, ma; sempre considerando ruote e reattività della bici e abilità (poche) del sottoscritto, non è andata per nulla male. In cima a Brunate il richiamo dell’esplorazione si fa chiaramente sentire. Girovago per le stradine, e con l’intento di trovare un sentiero che mi riporti sul lago mi ritrovo a fare per due volte la stessa salita, scoprendo che i sentieri non portano dove credevo io.
Ho sempre amato stare in sella per tanto tempo, farlo con le chiappe su questa bici è ancora più bello. Diventa anche bello perdersi e girare per una dozzina di chilometri alla ricerca della strada che mi riporti a casa.

Anche i miei quotidiani bike to work, hanno un sapore diverso dal solito. Il poter transitare da strade sterrate e boschi, personalmente oltre al senso di libertà, mi resetta completamente la testa e, visti i precedenti con gli altri utenti della strada, mi tiene lontano da grossi guai. Esco da lavoro e appena monto su di lei tutti gli sbattimenti sono dimenticati. Quando poi decido di passare dal Parco dei Fontanili è molto probabile che torno a casa anche con un sorriso stile joker. Una bici davvero unica, davvero divertente una bici perfetta per un bel viaggio, di quelli lunghi che iniziano e finiscono dopo un po’ di giorni. Uno di quei viaggi che con il prezioso aiuto di Prisma Cycle e tanti amici sto organizzando, ma di questo avremo modo di parlare più avanti.
Di seguito, vi riporto un po’ di informazioni su Olivia .
Caratteristiche
- Telaio totalmente in fibra di carbonio ad alto modulo Toray, T700
- Assimetric chainstay
- Triple Bottle Holder
- Top Tube bag mount
- peso del telaio in taglia M 1100gr
Compatibilità
- Perno passante ant. 100/12 mm passo 1,5 mm – Perno passante post. 142/12 mm passo 1,5 mm
- Compatibile con gruppi Meccanici, Idraulici, Di2, Etap.
- Serie sterzo integrata 1-1/8” to 1-1/2” tapered
- Rotori 160-140 mm
- Supporti per portapacchi fino a 15 kg