Come ogni anno anche per questo assurdo 2020 è arrivato il momento del Festive. Il mio ad essere sinceri ho rischiato di non iniziarlo neppure. Durante la mia uscita domenicale in solitario sono rovinosamente caduto assaggiando l’asfalto. A farne le spese è stato il mio ginocchio sinistro. Per fortuna che ci ha pensato il Doc Davide a rimontarmi e permettermi di pedalare nel periodo delle feste.

Il primo giorno di Festive, il 24 dicembre, tocca passarlo dentro il comune come da Dpcm. Decido di utilizzare il mio collaudato circuito cittadino, percorso innumerevoli volte in occasione dei precedenti weekend da zona rossa. Di fatto è la circonvalla del comune, la strada più veloce, in totale misura 16 km, con solo due semafori lungo il percorso che è ovviamente piatto come una tavola.
Le operazioni legate alla cena della vigilia mi obbligano ad uscire dopo le 11. Il tempo non è dei migliori, ha piovuto tutta la notte. Quando esco c’è una leggerissima pioggerellina, che quasi neppure si avverte. Ciò che si avverte da subito è il freddo. Pungente di quelli che ti entrano nelle ossa e non ti mollano fino a quando non rientri a casa e ti butti in doccia.
Parto con la convinzione di fare un giro da 140/150 km ma non ho fatto i conti con il ginocchio e le botte causate dalla caduta di Domenica. Come se non bastasse girare come un criceto non aiuta per nulla. Dopo appena tre giri sono già mezzo ubriaco, ma non cedo e vado avanti. Le vie di casa sono mezze vuote e sopratutto sono mezze rotte. Non c’è una strada che non abbia una buca o un fondo dissestato. Un vero disastro.

Al termine del quarto giro sono quasi tentato di cambiare percorso. La cosa va vista come un tentativo, quasi disperato per provare a distrarre la mente. Alla rotonda successiva però svolto a sinistra tenendo di fatto invariata la traccia percorsa nei giri precedenti. Butto un occhiata al mio Bryton rendendomi conto che ho percorso solo 64 km. Completo altri due giri prima di accorciare il tragitto tagliando dal centro città facendo di fatto rientro a casa, accontentandomi di 108 km. Appena rientrato a casa mi fiondo in bagno e rimango dentro ad una doccia bollente per oltre mezz’ora.

Il giorno di Natale sono stato tentato di uscire, erano le 15.20 e mentre posavo le chiappe sul divano dicevo alla Saretta che a breve sarei andato a cambiarmi. Ricordo anche che non mi ha neppure insultato, i miracoli del Natale direte voi. La verità è che dopo due minuti ero in collasso, crollato in un sonno profondo dal quale mi sono risvegliato solo alle 18.50.
Ecco raccontato in sintesi il mio secondo giorno di Festive.
La mattina seguente quella di Santo Stefano alle 8.30 sono già in sella a spingere la Mya verso la Brianza. La sera della vigilia un regalo unico ha reso più felice il Natale di tutti i ciclisti. A partire dalla mattina di Natale veniva annullato il vincolo territoriale imposto dalle zone rosse, rendendo di fatto possibile uscire anche dal proprio comune in sella alla propria specialissima. Una notizia inaspettata un regalo inatteso e un buon alleato per portare a casa il Festive. Alla vigilia il solo pensiero di fare otto giorni dentro i confini comunuali era massacrante.

Fa un freddo disumano, umido e freddo, che in coppia non sono mai particolarmente simpatici. La strada da casa verso la brianza è praticamente deserta. Arrivo a Monza con i piedi abbastanza infreddoliti. Giro veloce intorno al parco e poi faccio ritorno verso casa. Il parco di Monza, chi mi segue da tempo lo sà, ha sempre avuto un grande fascino su di me, specialmente sulla mia mente. E’ un luogo che personalmente adoro, capace di resettarmi i pensieri e portarmi quasi in una dimensione diversa. E’ una specie di Harem dove poter scorrazzare senza davvero pensieri.
Il terzo giorno ufficiale di Festive porto a casa 67 km sempre rigorosamente piatti.

Il quarto giorno come vuole la tradizione domenicale ci si ritrova con gli Assault per un bel giro solido. Parto da casa alle 7.55 per raggiungere il solito punto di ritrovo a Saronno. Da li insieme ci spingiamo fino a Lecco. I programmi della vigilia erano di fare un giro del lago di Como questa volta antiorario. Come sempre freddo è di quelli pungenti, di quelli che entra nelle ossa e ti stringe in una morsa senza mai mollarti. Lo patiamo tutti durante il tragitto da Saronno a Lecco. Lungo la strada neppure un bar aperto dove fare una colazione veloce. Quando arriviamo a Lecco i programmi vengono rivisti, e anzichè costeggiare il lago decidiamo di allungarci fino a Onno per poi salire lungo la Valbrona. Un bel giro in compagnia come non succedeva da tempo. Mi mancava uscire con i ragazzi. Mi mancavano e mi mancava la bellezza di un giro con loro, dove c’è sempre da divertirsi come dei pazzi.
L’idea di salire da Onno mi ha senza dubbio aiutato a scaldarmi, mentre parlare di cibo con Simo mi ha aiutato a sognare un piatto caldo da Canzo fino a casa.

Un altro bel passo avanti verso la chiusura del Festive; per la precisione 188 km, in quattro giorni, insomma una cosa più che fattibile.

Il giorno seguente, Lunedì 28 Dicembre, mi sveglio ritrovandomi un paesaggio molto diverso dalla sera prima, diciamo molto innevato. Una bella nevicata è caduta copiosa nella notte, e ha reso di fatto impraticabili le strade, specie se vuoi uscire con una bici da corsa. Questa volta non posso far altro che decretare la vittoria del meteo, passando il pomeriggio a spalare il vialetto di casa. Un giorno buttato completamente nel cesso.
La mattina del 29 le strade non sono ancora completamente pulite, e nonostante fosse azzardato uscire accetto subito la proposta di Ste per un giro verso l’ora di pranzo.
Mi ritrovo davanti casa sua poco prima di mezzogiorno, dopo 12 km serviti a capire che il freddo anche oggi non darà tregua. Mi sono vestito come se dovessi stare fuori per sette ore optando anche per infilare nelle scarpe delle solette riscaldanti.

Raggiungiamo Saronno punto di ritrovo con Simone e insieme ci spingiamo verso Cantù lungo la provinciale. Il Paesaggio intorno rende il tutto un po’ più magico. Scrutare l’occhio all’orizzonte e vedere intere distese di campi completamente innevati mi fa sentire un po’ Omar Di Felice. Arrivati a Vertemate la giriamo e facciamo ritorno verso Saronno passando per Rovellasca. Il vero successo per me è stato tornare a casa senza mai volare e già questo mi sembra personalmente tanta roba.
Alla fine torno a casa con 59 Km, e un freddo da ibernare mai provato prima.

Il meteo non è dalla mia parte neppure la mattina del 30 Dicembre. Quando mi alzo un diluvio sta imperversando senza troppe intenzioni di smettere a breve. Desolato e anche un po’ incazzato chiude le persiane e torno a letto, con un sapore amaro quasi di sconfitta addosso.
Non mi dò per vinto e nel pomeriggio appena la pioggia cede un po’ mi cambio e monto in sella. La tregua della pioggia dura poco ma per fortuna quella che cade non è così fitta e fastidiosa da non permettermi di pedalare. Rimango vicino a casa disegnando una specie di circuito. Rientro a casa dopo poco meno di 2 ore con il tramonto nascosto dalle nuvole grigie ancora cariche di acqua.

L’ultimo giorno dell’anno esco che sono le 11. Mi servono 82 km per chiudere la sfida. Spingo la Mya verso la brianza. Arrivo a Monza ma questa volta resto distante dal parco. Proseguo dritto verso Vimercate. Sono sulla strada che faccio quando da casa vado verso Zorzino. Pedalo e penso alle volte che l’ho percorsa, alle volte che da casa ho deciso di andare al lago. Penso a quando decisi di farla la primissima volta, quel primo vero lungo reso più faticoso da una noiosa foratura. O di quando proprio sotto Festive decisi di partire da casa, arrivare a Zorzino fare il giro del lago e tornare a casa. I primi 200, in solitaria. Mentre pedalo penso che all’ora faceva meno freddo, o forse ero io che avevo maggiore resistenza alle temperature rigide.

Una volta arrivato a Bellusco decido di girarla e fare ritorno a casa. Ritornato a Monza giro velocemente intorno al parco per poi prendere la Saronno-Monza. Sulla via del ritorno un profumo di salamella risveglia il mio olfatto oltre al mio appetito. Ebbene sì, è stato impossibile non fermarsi.

Arrivo a casa felice e con la pancia piena ma soprattutto con 90 km che significano Festive chiuso.

Con il Festive si chiude un anno strano, un anno che ha cambiato le vite di tutti noi. Come ho più volte pensato e anche esternato, quanto accaduto in questo 2020 ha portato a evidenziare il vero carattere delle persone. C’è chi vive di sfide personali, chi prova a fare nel suo piccolo qualcosa di diverso e chi invece preferisce passare il suo tempo a chicchierare su ciò che gli altri fanno. Si questo 2020 ha reso gli incoerenti di natura ancora più incoerenti.
Ciclisticamente è stato il mio miglior anno, una cosa strana se penso che per due mesi non ho fatto lunghi nei weekend. Sfiorare i 20 mila chilometri in un anno è qualcosa che mai avrei pensato di raggiungere se penso a me ciclista neofita nel lontano 2013. Il tutto è stato possibile anche utilizzando la bici per andare a lavoro. Penso che sia stata la chiave di tutto. Muoverla tutti i giorni a lungo andare aiuta, anche se non passo il tragitto a fare lavori specifici come se dovessi andare alle Olimpiadi. Non ho tenuto il conto dei chilometri fatti da e per il lavoro, ma ne sono orgoglioso anche per l’aspetto ecologico.
E’ stato un anno speciale, un nuovo punto di partenza verso nuove sfide, nuove avventure, nuove emozioni.
