Dopo la divertente, anche se parecchio bagnata, esprienza dell’anno prima, anche per il 2019 ho deciso di prendere parte a questa bella pedalata amichevole.
Come nella passata edizione è confermata la presenza del campione del mondo Paolo Bettini, con lui oltre a Garzelli anche altri ex corridori dell’allora Mapei e oggi DS di successo come Luca Guarcilena.
Purtroppo anche quest’anno il tempo non sembra essere dei migliori, nuvole grigie incombono sopra il Vigorelli e le previsioni danno pioggia in zona Como. Penso che non potrà mai essere peggio dell’anno scorso dove finii per rientrare completamente zuppo.
La sera prima come da abitudine preparo tutto l’occorrente per il giorno seguente e decido di partire da casa direzione Vigorelli direttamente in sella alla Renata, risparmiandomi di fatto tutto lo sbattimento delle operazioni del carico macchina.
Il mattino seguente mi alzo con un cielo grigio ma senza pioggia, una volta preparato mi metto in moto. Fa freschino alle 7:00 e il buio è ancora padrone del cielo, al punto di dover attrezzarmi con una luce anteriore. Pedalo senza pensieri verso il Vigorelli, passando da Novate per poi spingermi verso Quarto Oggiaro, attraversando strade completamente deserte.
Arrivato in zona Certosa ho la prima emozione di giornata, a regalarmelo il cielo di Milano. Non ci provo neanche a descrivervelo, vi metto una foto, perchè è il solo modo che conosco per spiegarvi la bellezza.
Ammetto di essermi fermato due minuti buoni per ammirare questa meraviglia e di aver scattato altre dodici foto, altermine del servizio fotografico mi rimetto in moto verso il Vigo.
Quando arrivo incontro subito Barbara, indaffarata a distribuire il materiale ai primi partecipanti. Dopo aver ritirato il mio pettorale e i buoni per il pranzo offerto dall’organizzazione una volta raggiunto il Ghisallo, entro nella mecca sacra della velocità.
Il Vigorelli con le prime luci dell’alba è ancora più bello. Il suo legno bagnato riflette le luci di un timido sole che cerca di farsi spazio tra nuvole sempre cariche di acqua.
Nel frattempo inziano ad arrivare anche tutti gli altri partecipanti al giro. Tra questi c’è anche Andrea, “Uby83”. Con lui ho avuto il piacere di pedalare diverse volte in passato, senza dimenticare che siamo stati compagni a vincenda di everesting.
Altri graditi partecipanti anche Pier e Luca, padri fondatori di quella che molti di voi conosceranno come Alba Optics. Tantissimi amici o anche solo semplici persone divenute conoscenti grazie ai vari social. Poco prima della partenza riesco finalmente a trovare anche Frank e la Chiara. Il primo è un pro che corre con il team Hato-Duo, la seconda oltre ad essere la sua fidanzata è anche una fotografa strepitosa e una validissima ciclista.
Alle 9 in punto si parte, entrambi i piedi di tutti i partecipanti si agganciano ai pedali e si può cominciare. Mi ritrovo affiancato ad Uby e in sua compagnia pedalo per i primi 30 km di strada, anche quando una finissima pioggia inzia a scendere dal cielo. Attraversiamo parco Nord per poi dirigerci verso la Brianza.
Poco dopo mi affianca un ragazzo, è Tommy un ragazzo veneto che partecipa insieme a Titici alla corsa. Riusciamo a scambiare anche due chiacchiere mentre ci avviciniamo a Monza con la pioggia che sembra darci finalmente tregua, in realtà sarà solo una finta, da li a poco riprenderà a piovere e anche in maniera piuttosto decisa.
Mi racconta che nelle sue zone è già arrivato il gelo, e che ha già innaugurato il completo invernale. Continuiamo a pedalare in gruppo, quando mi ritrovo affiancato a Stefano Garzelli. Pedala affiancato a Paolo Bettini, dietro di loro tutto il resto del gruppo Titici.
Arrivati a Monza poco dopo aver superato il Parco prendiamo la strada che porta da Biassono verso Gerno. E’ arrivato il tempo di abbandonare la pianura, è arrivato il momento di iniziare a salire. A Gerno il primo strappetto di giornata, uno strappetto che in passato ho fatto tantissime volte, oggi però è diverso, non sono solo, sono in compagnia di tanti ciclisti appassionati come me, che come me hanno deciso di sfidare la pioggia, che come me hanno deciso di raggiungere il Ghisallo.
La mia corsa si complica poco prima di arrivare a Sirone. Mentre affronto un breve tratto in discesa mi accorgo che il mio copertone posteriore è a terra. Ho bucato di nuovo. Bestemmie a nastro. Accosto alla strada vendendo sfilare uno alla volta i tanti ciclisti che mi seguivano poco prima.
Appoggio la Renata ad una recizione e mi appresto a cambiare la camera d’aria. Ad aiutarmi, manco a farlo apposta, Frank Bettini che passando e vendendomi alle prese con la foratura è tornato indietro a darmi aiuto.
Una volta sistemata la ruota posso rimontare in sella e riprendere a pedalare verso il Ghisallo. Ho perso le tracce di Uby, probabilmente non si sarà accorto della mia sosta causa foratura. Proseguirò questa corsa in compagnia di Frank e Chiara tra chiacchiere e risate varie. Lo faremo per buona parte con la pioggia che in alcuni tratti diventerà anche battente.
Superato il lago di Pusiano la strada riprende a salire, all’inizio lo strappo è molto dolce, salvo poi arrampicarsi con maggiore decisione. Poco prima di Canzo al bivio del percorso lungo tiriamo dritti, decidendo di salire di fatto dal lato meno duro. La Chiara si difende alla grandissima, e tra una risata e una rissa sfiorata, di cui meglio non raccontare nulla, arriviamo a Lasnigo. Mancano 9 km di salita, ora l’acqua sembra darci una tregua. La salita da questo versante non ha nulla in comune con la strada che sale da Bellagio. Da qui il lago non si vede quasi mai, da questo versa la strada verso la Patrona è più dolce seppur più lunga. Frank pedala affiancando Chiara, io procedo poco più avanti, cercando di tenere il ritmo di un gruppetto poco avanti a me.
A Barni nell’ultimo tratto di Salita mi alzo in piedi sui pedali e salgo deciso verso il tanto meritato arrivo e il tanto sognato pranzo. Sono bello zuppo, ma questa volta ho con me una maglia termica di ricambio che metto in sostituzione di quella indossata lungo la prima tappa del mio viaggio.
Una volta rivestito mi godo il mio panino e la birra, un po’ meno l’insalata di riso (poco adatta al clima di oggi) il tutto gentilmente offerto dall’organizzazione che, fatemelo dire, anche quest’anno è stata perfetta.
Terminato il pranzo cerco nuovamente Uby ma di lui nessuna traccia, saluto Frank, la Chiara e Angelo fotografo di categoria, la foto in evidenza di questo articolo è opera sua. Saluto altri partecipanti con cui durante il viaggio dal Vigorelli al Ghisallo ho avuto modo di socializzare e rimonto in sella dirigendomi verso casa.
E già, la mia Vigorelli Ghisallo non è mica finita. Quest’anno ho deciso di regalarmi anche il viaggio di ritorno dalla Patrona fino a casa. Spingo la Renata in direzione Bellagio, il cielo è ancora bello grigio e minaccia ancora acqua. Affronto la prima parte di discesa che mi porterà fino a Civenna, in quel punto dove il Lago di Como si lascia mostrare in tutta la sua bellezza. Anche oggi, nonostante il tempo non sia dei migliori, rimane un discreto spettacolo alla vista. Rimonto in sella e proseguo lungo la discesa che mi porta fino a Bellagio.
Affronto poi la strada che costeggia il lago, quel lungo mangia e bevi. Mentre attraverso il paese di Nesso ripenso a quando per la prima volta capitai in queste zone in sella alla bici. Quattro anni fa, un vero disastro. Arrivai poco dopo Nesso completamente finito. Ricordo ancora la fatica nel tornare verso Como per prendere un treno che mi riportasse il più vicino a casa.
Oggi invece il viaggio è di gran lunga meno complicato e decisamente più piacevole, non fosse per il solito fenomeno del volante che prima di Pognana mi battezza il gomito sinistro, una storia ormai nota immagino anche a molti altri amatori. La lunga discesa mi ha fatto prendere più freddo del previsto, così una volta arrivato a Como decido di regalarmi un caffè al caldo. Sclego uno dei tanti bar aperti sul lungo lago, mentre cerco di scaldarmi sorseggiando il caffè, rimango in fissa per qualche minuto ad osservare il lago. Scaldato quel poco che basta rimonto in sella e spingo la bici verso la strada della Camerlata, ho troppo freddo e poca voglia di fare quei 4 km di salita verso San Fermo della Battaglia. Salgo dalla via parallela alla Napoleona affrontando un breve ma inteso tratto di strada davvero tosto. Mi spingo verso Portichetto attraversando Fino, Cadorago transitando da quelle solite stradine poco battute per arrivare a Lomazzo.
Manca poco e sarò a casa. Lungo il drittone di Rovellasca inizio a sentire il forte, fortissimo desiderio di una bella doccia calda nella doccia di casa. La testa sta iniziando a dare i primi segni di cedimento. I chilometri percorsi sono 150 e per giunta ora sta ricominciando a piovere e sarà così fino a Saronno.
E’ finita anche questa. E’ finita anche quest’anno. E’ stato un gran divertimento, sia all’andata con la grande compagnia delle persone conosciute sia al ritorno, nel silenzio dei miei pensieri che solo un giro in solitaria ti può regalare.