Venerdì 24 Agosto 2019
Durante le mie vacanze estive avevo pensanto a lungo di organizzare una delle sfide proposte dagli amici di Assaultofreedom. Dopo essermi sentito con Roccia alias Marco Rocca decidiamo di fare un 5000 in notturna sulle strade del “mio” lago.
Dopo una giornata lavorativa tra le più movimentate, mi metto in auto per raggiungere Zorzino, il traffico mi è amico questa volta e in poco più di un’ora arrivo a destinazione. Avrei tutto il tempo di provare a dormire almeno due ore, ma la presenza del mio piccolo baby rider e un po’ di agitazione da giro me lo impediscono, quindi di chiudere occhio non se ne parla nemmeno per sbaglio.
Marco arriva in perfetto orario, dopo aver scaricato le bici ed esserci preparati siamo pronti per partire.
Il giro in programma l’ho disegnato io, e prevede la bellezza di ben sette salite tutte poste tra il lago di Iseo e quello di Endine. Partiamo da casa subito in salita affrontando quel breve tratto di strada che da Zorzino porta a Solto Collina, quel tratto di strada fatto in occasione del mio recente Everesting, circa 2 km di salita poi ci buttiamo in picchiata lungo la discesa che porta a Endine. Io davanti e dietro di me Marco che ha un faro installato sul manubrio della sua specialissima che illumina la strada a giorno. Entrati in Valcavallina prendiamo la strada che costeggia il lago di Endine e che porta fino a Monasterolo. Non ero mai passato da qui di notte. La strada deserta, il solo rumore del nostro respiro e dei grilli e solo le nostre luci ad illuminare il tragitto. Una volta superato un breve ma inteso strappetto arriviamo a Grone, abbandoniamo la statale della Meldola e prendiamo in direzione dei Colli di San Fermo. Salita inedita per me, in passato sono salito ai Clli partendo da Villongo da questo lato non ero ancora mai salito. Da qui la pendenza è decisamente più dura, lo capisco fin dal primo tornante. Marco mi precede e sento le sue imprecazioni mentre alzandosi sui pedali supera un tratto di salita al 17%.
Da questo versante i Colli di San Fermo sono davvero tosti, lo sono ancor di più se, superato un tornante, ti ritrovi due cani da gregge che ti corrono incontro e non certo per socializzare o farsi coccolare. Il suggerimento che mi urla Marco, è tra i più ovvi, “Scappa e non girarti, vai Andrea pedala, pedala!!!”. Spingiamo le bici sul tratto di salita piuttosto ripido, mentre i due cani ci corrono dietro abbaiando e probabilmente anche pronti ad affondare una dentata sulla nostra pelle. Non penso di avere mai spinto così forte sui pedali in salita, ho fatto uno dei migliori fuori soglia di sempre (202 battiti). Seminati i cani prendiamo fiato trovando anche la forza per farci una sana risata. Nel frattempo il cielo buio viene illuminato da alcuni lampi di fulmini per nulla simpatici.
Raggiungiamo la cima dei Colli tagliando con i nostri fari il buio, una volta in cima ne approfittiamo per riempire le borracce e coprirci in vista della discesa. E’ l’una di notte la temperatura è fresca e mentre scendiamo ci rendiamo entrambi conto che abbiamo necessità di un caffè. Ovviamente trovare un bar aperto e che non abbia ancora pulito la macchina del caffè è impresa particolarmente ardua, per questo motivo veniamo rimbalzati da due bar. Non ci perdiamo d’animo e arrivati a Sarnico riprendiamo a pedalare fino a trovare il nostro caffè alle 2 di notte in un bar lungo la strada che da Predore porta a Tavernola.
Proprio a Tavernola inizia la nostra seconda salita della notte, quella che ci porterà a Vigolo. Una salita di 6 km al 7% medio, fatta di giorno regala viste e panorami bellissimi, questa notte invece mi dona un silenzio unico nel suo genere. Ci lanciamo lungo la salita che va detto ha un fondo particolarmente dissestato. Mi metto davanti e spingo sui pedali salendo metro dopo metro. Versò metà della salita lungo un piccolo tornante sentiamo dei rumori poco carini da un cespuglio, tempo zero e l’urlo del Roccia si fa di nuovo sentire. “Un cinghiale!! C’è un cinghiale!! corri Andre, corri!!!” Il cinghiale c’era ma era intento a farsi i fatti suoi, per fortuna nostra, fatto sta che è toccato l’ennesimo tratto a tutta in salita, l’ennesimo tratto di fuori soglia.
Dopo averci riso di gusto sopra riprendiamo a pedalare conquistando la cima di Vigolo. Dopo un chilometro scarso prendiamo la strada che collega Vigolo a Parzanica, anche in questo caso la strada offre panorami magnifici, peccato che con il buio il massimo che riesco a vedere e il lato b del mio compagno di giro che pedala a testa bassa 5 metri davanti a me. Una volta arrivati a Parzanica dopo esserci attrezzati per la discesa, ora fa particolarmente fresco, scendiamo lungo i fantastici tornanti, mentre ne affrontiamo uno ci attraversa la strada una volpe, la vedo correre lluminata dal mio faro anteriore ino a sparire dietro ad un cespuglio.
La discesa da Parzanica finisce subito dopo il cementificio di Tavernola. Da qui prendiamo la strada che ci porterà prima a Lovere e poi a Pisogne. La strada costeggia il lago, pedalo osservando le luci poste sull’altra sponda del lago, è tutto così strano attraversare queste strade di notte, è strano non poter vedere in maniera nitida le sponde di Monte Isola E’ strano anche il silenzio che ci accompagna, silenzio interrotto da qualche sporadico passaggio di auto e dal tremendo rumore della sella di Marco. Sono da poco passate le 4 stiamo pedalando da circa 5 ore e inziamo ad avvertire un pochino di stanchezza e di sonno. Poco prima di Castro dico a Marco che ci starebbe bene un microsonno, magari in piazza a Lovere o in stazione a Pisogne. Come per magia 400 metri dopo, poco prima del porto, alla nostra destra compare una magnifica panchina gigante (foto di repertorio)
Questo è stato il segnale che era giunto il momento di fermarci e provare a schicciare un micro-sonno di mezz’ora. Marco si assicura di mettere la sveglia per le 5.30, io non faccio tempo a levare le scarpe e sdraiarmi che mi addormento.
Al risevglio, dopo aver controllato che le bici ci fossero ancora, mi sento decisamente più riposato ma anche con la schiena che grida vendetta. Ci rimettiamo in sella, piuttosto infreddoliti e riprendiamo a spingere sui pedali in direzione di Pisogne.
Alle 5.58 siamo in piedi sui pedali a spingere lungo le ripide e anche un po’ stronze rampe della salita che porta al Colle di San Zeno, attraversando tutta la Val Palot. Diciassette km all’8% medio con punte di 13/14%. Il sole sta per sorgere, Marco davanti a me affronta la salita senza perdere il sorriso e la voglia di scherzare.
Percorriamo una sequenza di tornanti che offrono mutevoli panorami verso la bassa valle Camonica e il lago d’Iseo, che visto alle prime luci del mattino ha un sapore del tutto diverso. Profuma di conquista epica.
Un’altra sequenza di tornanti porta al paese di Fraine e poi, in un piacevole contesto di prati e di boschi, nel cuore della val Palot. Attorno all’undicesimo chilometro della salita percorriamo un tratto in falsopiano, che ci aiuta a rifiatare il giusto, al termine del quale, in corrispondenza dell’accesso alla zona interessata dalle piste da sci, si riprende a salire con un brusco cambio di pendenza. Un lungo tratto in direzione sud quasi rettilineo rende particolarmente faticosa l’ascesa, di buono c’èc che la meta non è ormai lontana. Superato un tornante a sinistra in vista del Monte Guglielmo affrontiamo l’ultimo breve tratto con una pendenza più agevole che conduce fino al Colle San Zeno.
Conquistata la cima proseguiamo a pedalare affrontando subito la discesa che ci porterà in Val Trompia. Discesa piuttosto lunga e molto tecnica anche per via del fondo stradale non proprio impeccabile, in alcune occasioni è estremamente difficile non finire con le ruote delle nostre bici in alcune delle buche presenti sulla strada. Per me è la prima volta che percorro questa discesa, in passato una volta arrivato in cima al colle tornavo verso casa percorrendo la stessa strada fatta per salire.
Ci fermiamo in quel di Pezzazze quando ancora la nostra discesa a valle non è ancora terminata ma il nostro bisogno di colazione non può più attendere. Entriamo in un bar, cappuccino e briosche rigorosamente al tavolo dove cerchiamo anche di scaldarci, la discesa ci ha completamente surgelati.
Riempito la pancia e acqustati un paio di gradi di temperatura corporea rimontiamo in sella. Terminiamo la discesa e ci spingiamo lungo quei dieci chilometri di strada piatti che attraversano la valle. Superiamo i comuni di Tavernola sul Mella e di Gardone, a metà tra i due transitiamo anche davanti alla celebre fabbrica Beretta. Arrivati a Gardone dopo un chilometro scarso prendiamo la strada a destra. Strada che sale impetiosa nei primi chilometri caratterizzati anche dalla totale assenza di tornanti. Saliamo non senza fatica ma tenendo sempre alto il livello di ignoranza, e Marco in questo è un compagno perfetto. Ho perso il conto della quantità di puttanate che abbiamo detto durante il nostro viaggio. Sono le 8.30 e abbiamo quasi raggiunto la cima del Passo Tre Termini siamo a un chilometro da Polaveno. La stanchezza inizia a farsi sentire decidiamo quindi di raggiungere Iseo per concederci una nuova sosta. La discesa da Polaveno è molto veloce e non particolarmente tecnica, fatta eccezione per un paio di tornanti molto stretti per il resto la strada è larga e le curve molto dolci. Affronto la discesa precedendo Marco, mentre scendo in posizione arodinamica non smetto di pedalare raggiungendo picchi di velocità di 70 km/h. A metà discesa Marco mi supera arrivando poco prima di me al semaforo di Iseo.
Come promesso ci concediamo una nuova velocissima pausa, giusto il tempo di una cocacola con redbull e siamo di nuovo in sella a spingere le bici in direzione di Marone il tutto costeggiando il lago.
Il sole nel frattempo ha deciso di uscire e conquistarsi il suo spazio nel cielo, con conseguente caldazza. Via smanicato e maglia divaricata. Arrivati a Marone è nuovamente tempo di salire, giù con il 36 e si comincia a mulinare. La prima parte della salita è totalmente sotto il sole, e ora quest’ultimo picchia con decisione. Mentre pedalo a testa bassa cercando di combattere la stanchezza vedo tante goccioline scendere dalla mia fronte e andare a fermare la propria corsa contro i tubi del telaio della Renata. Non me la ricordavo così dura la salita di Zone, o forse sono le mie gambe che arrivate a quota 173 km per 4500 metri di dislivello positivo, inizano ad alzare timidamente bandiera bianca. Continuo a spingere sui pedali, poco dietro di me c’è Marco anche lui visibilmente stanco, ma determinato a portare a casa questa sfida.
Arrivati a Zone, complice la tanta ignoranza decidiamo di spingerci per circa 500 metri lungo una rampa la cui pendenza sfiora il 23%, roba da pazzi.
Tornati a Cislano affrontiamo l’impervia strada che porta al Monte Guglielmo, strada che però dopo 3 km scarsi ci obbliga a fermarci perchè la sede stradale è diventa sterrata impedendoci di transitare con le nostre specialissime. Costretti a tornare in riva al lago riprendiamo a pedalare in pianura dopo aver goduto delle alte velocità che regala la discesa di Zone. Superiamo il magnifico tratto ciclabile che da Toline porta a Vello dopo una decina di km siamo nuovamente a Costa Volpino e siamo sopratutto ancora pronti a spingerci in salita, in direzione Ceratello l’ultima di giornata, quella che ci farà raggiungere i nostri 5000 metri prefissati.
Da Costa Volpino, subito dopo il centro civico svoltiamo a destra e affrontiamo subito i primi 900 metri di salita. Tutti dritti, senza neppure una curva, senza neppure un punto in cui tirare il fiato. La strada sale, la pendenza si assesta tra il 10 e il 12%, le mie gambe iniziano a gridare vendetta, inziano a non volerne più sapere di fare fatica. Marco nel frattempo mi affianca e sorridendomi mi dice che è quasi finita, dandomi un po’ di conforto a livello mentale.
La salita di Ceratello gode di una vista meravigliosa sul lago di Iseo, una vista di cui ci si può facilmente innamorarsi. E’ impossibile scalare questa salita senza rivolgere lo sguardo verso il lago, anche Roccia è emozionato alla vista di questo spettacolo. Anche lui è del mio stesso parere, con una vista così la fatica quasi te la dimentichi.
A metà della salita mi accorgo di avere finito l’aqua, ne approfitto per riempirla ad una fontanella per poi rimontare in sella e raggiungere con passo spedito Marco che nel frattempo aveva proseguito a pedalare lungo la salita. Alle 13.50 siamo in cima a Ceratello con i nostri 5000 e più metri di dislivello conquistati, siamo stanchi, sfatti, sporchi, puzzolenti e dannatamente affamati, ma siamo tanto, tanto soddisfatti e felici di essere riusciti a chiudere questa sfida.
Dopo aver rifiatato a dovere e aver goduto a dovere del panorama, ci attrezziamo per tornare nuovamente a Lovere, tagliando per il paese. Mentre affontiamo la diescesa ci accorgiamo che il cielo sta preparandosi per scatenare uno dei suoi migliori temporali.
Scendiamo verso Lovere tagliando dal paese e ritornando sulla strada che costeggia il lago in direzione di Zorzino. Al bivio posto all’altezza delle piscine di Lovere manteniamo la sinistra e ci spingiamo verso casa e verso una meritata doccia e un meritato pranzo.
Mancano poco più di 10 km a casa, sto pedalando per inerzia, le mie gambe spingono sui pedali solo perchè si sono abituate al movimento fatto nelle ultime dodici ore. I muscoli delle gambe sono svuotati, sento ad ogni pedalata quella sensazione di stanchezza di bruciore alle gambe, mi sento vivo, stanco ma dannatamente vivo. Come spesso mi capita sto pedalando verso casa rivivendo tutti i momenti più belli di questo fantastico “viaggio”. Ho chiuso un’altra sfida che fino a qualche anno fa mai e poi mai avrei pensato un giorno di poter superare, sono felice e sopratutto sono consapevole di aver alzato ancora una volta l’asticella della mia performance.
Un ringraziamento speciale al mio compagno di avventure, un amico, un ciclista di quelli con cui non puoi non divertirti, una persona speciale, unica, genuina di quelle che piacciono a me. Grazie mille Roccia!
E ora sotto con la prossima!!!