Quello appena trascorso è stato un weekend di pedalate ma sopratutto di nuove amicizie e di nuove conoscenze. Amicizie che nascono proprio grazie a quell’attrezzo, la bici, di cui non riesco a farne a meno, e a quanto pare, c’è gente affetta dalla mia stessa malattia. Basta poco per organizzarsi, i social al giorno d’oggi facilitano la cosa, la voglia di pedalare non manca mai, così, Sabato mattina alle 9.30 mi trovo davanti al Santuario della Madonna dei Miracoli in quel di Saronno.
La strada da casa fino a Saronno, circa una ventina di chilometri, l’ho fatta combattendo con il gelo. Il freddo si fa sentire per bene, mentre attraversavo la cilabile che costeggia il Villoresi in direzione di Lainate l’ho sentito tutto. E’ il freddo umido, quello che ti si appiccia addosso e non ti molla, poco importa se aumenti il ritmo di pedalata, scaldarsi rimane comunque una bella impresa.
Una volta arrivato al Santuario, punto di ritrovo fissato la sera prima, e compare Raffaele, alias Leppe, o più semplicemente il mio compagno di pedalate di oggi. Destinazione di giornata, il lago di Como, Argegno per la precisione, un coffee ride di quelli tosti però, di quelli che quando entri al bar senti che il caffè te lo sei davvero meritato.
Partiamo, abbandonando il traffico e i semafori di Saronno, lascio Raffaele davanti a fare strada. Fin da subito mi rendo conto che, per un paracarro come me, oggi ci sarà da fare meno schifo del solito, oggi bisognerà fare andare le gambette più velocemente. Avrei dovuto essere più saggio, avrei dovuto approfittare del punto di ritrovo per chiedere un miracolo alla Madonna.
Lasciato il centro di Saronno, ci dirigiamo verso Rovello Porro percorrendo l’interminabile rettilineo della strada provinciale 30 fino a Rovellasca. Fin qui tutto bene, sono rimasto al gancio senza troppa fatica, e riesco anche a portare avanti una conversazione con Leppe. Scopro che monta in sella da solo tre anni, fa parte anche lui di un team creato su Instagram chiamato Allblack CC, anche lui va spesso in bici a lavoro, ma il suo tragitto è decisamente più breve del mio. Per un certo verso abbiamo avuto un “cammino” simile. Entrambi abbiamo fatto per anni uno sport diverso, io tiravo a canestro, lui correva sulle piste di atletica, entrambi interessati al ciclismo, entrambi con nonni che lo hanno in qualche modo tramandato fino a farcelo entrare nelle vene e portarlo al cuore.
Nel frattempo siamo arrivati a Lomazzo. La strada verso Como che fa Raffa è diversa da quella che generalmente faccio io. Alla rotonda di Lomazzo tiene la destra affrontando uno strappo che scalda a dovere le mie gambe, quelle di Leppe, a giudicare dalla velocità con cui affronta lo strappo, sembrano ben calde. Al termine di quei 400 metri di salita secca, la strada spiana dolcemente e si snoda verso Fino passando da Cadorago. Una bella variante come strada, da memorizzare e rifare in futuro, magari alternandola con quella che faccio solitamente, giusto per rendere meno monotoni quei trenta e passa chilometri da casa a Como.
Unica pecca della strada di Leppe, si salta clamorosamente una parte del tratto in discesa che da Fino Mornasco porta a Portichetto, questo però non ci limita nel prendere velocità, così si sfreccia via a 45 km/h con il sottoscritto finalmente a tirare. Arrivati a Como ci imbattiamo nel traffico, e nell’ennesimo semaforo rosso, ho perso il conto di quanti ne abbiamo trovati. Una volta imboccata la discesa della Napoleona, sì sempre lei ragazzi, lei c’è sempre se si va a Como, arriviamo con gli occhi a vedere il lago. Al semafoto di Viale Innocenzo XI, l’unico trovato clamorosamente verde, svoltiamo a destra in direzione Cernobbio.
Il freddo sembra dare una tregua o forse molto più probabilmente sono io che mi sono finalmente scaldato. Mentre pedalo, nuovamente dietro a Raffaele, penso che è da tantissimo che non mi spingo fino ad Argegno. L’ultima volta fu con Davide a Giugno in quella fantastica ride che mi portò per la prima volta a “espatriare” in sella alla Mya. Dietro a Leppe si viaggia alla grande, fino a Cernobbio si toccano punte da 34/35 orari. Il mio compagno di avventura va detto, ha una gran gamba, ma ciò che mi colpisce è il suo spirito competitivo, talmente tanto che, al breve strappetto dopo Cernobbio, si mette a fare una volata con un tizio che ci portavamo dietro dal semaforo dopo la Napoleona.
Al bivio prima di Moltrasio decidiamo di percorrere la strada alta, lasciando il percorso basso che costeggia il lago per il ritorno. La strada presenta qualche piccolo strappetto, nulla di complicato. Sto sempre incollato alla ruota posteriore della Argon18 di Raffaele, dietro di me il solito signore, sconfitto in volata da Leppe, che continua a stare a ruota.
Mi ero quasi dimenticato di quanto fosse bello il lago visto da Carate Urio. La mia vista si concentra sull’altra sponda del lago, su Pognana e sulle montagne dietro alla città. Uno spettacolo che non delude mai, uno spettacolo che rende la fatica, di questi primi cinquanta chilometri, più sopportabile. A Torrigia la strada alta si congiunge a quella bassa. Proseguiamo verso Argegno, lo stomaco inizia a lanciare i primi segnali di riserva, così mi frugo nella tasca dietro la giacca, recupero un gellino da buttare nello stomaco, con la speranza che sia sufficiente a calmare la fame. Dopo Torrigia, nel tratto di strada tra Brienno e Argegno lo spettacolo del lago si fa ancora più evidente. Il sole fa da cornice dando luminosità a colori unici nel loro genere. Nel frattempo siamo finalmente riusciti a staccare il famoso signore succhiaruote.
Arriviamo ad Argegno, e come accaduto la settimana prima, in piazzetta a Cernobbio, mi accorgo che la metà dei bar sono chiusi; ma che cazzo, in inverno non si ha più diritto ad un caffè con vista lago?? Raffaele mi porta nel bar dove solitamente si ferma lui, è di fronte al lago, dai tavolini si può facilmente vedere lo scalo dei traghetti di Argegno.
Entriamo nel bar e finalmente ci prendiamo questo meritatissimo caffe, rigorosamente al banco, che non c’è tempo da perdere. Ne approfittiamo per il classico giro ai servizi per le operazioni di alleggerimento vescica. Caffè offerto come da tradizione, essendo Leppe ad aver tirato per quasi tutto il giro. Prima di ripartire per tornare verso casa c’è tempo per una barretta in tranquillittà sulla passerella del belvedere. Scopro che Leppe è vegetariano, è capace di vivere senza carne, senza fare grigliate. Mi è venuta la pelle d’oca, però capisco anche il motivo del suo invidiabilissimo peso forma. Prima di ripartire mi chiede quale fosse la salità più bella fatta. La mia risposta non si è fatta attendere. Troppa facile, lo Stelvio, e sono sicuro che mentre gli rispondevo anche lui si sia facilmente accorto della felicità nei miei occhi solo nel nominare il nome di sua Maestà.
Bene, ricreazione finita. Si rimonta in sella e si riparte, fino a Cernobbio la strada sarà praticamente la stessa percorsa all’andata, con la sola differenza che a Torrigia svolteremo a sinistra per la strada che costeggia il lago. Durante questo tratto di strada, il traffico di auto è minimo, e Leppe ne approfittà per scattare qualche foto con la sua GoPro, il tutto senza smettere di pedalare. Poi arrivati di nuovo a Cernobbio si prende la strada che sale fino a San Fermo, la salita della Valfresca. Leppe mentre ci avviciniamo mi dice che per lui è un classico, non esiste rientro da Como in cui non transita da qui. Oggi ha deciso di farla al mio passo, così lento che mi sorprende che non si sia addormentato.
Mentre saliamo riesco ancora a conversare, certo la velocità di parlata non è tra le migliori, ma credetemi è già un successo riuscire a parlare con il mio compagno di uscita. Poco prima di un tornante incrociamo un ragazzo che scende, mentre ci sfila di fianco ci chiede se c’è un’altra strada per salire, perchè ad un certo punto è chiusa. Gli spieghiamo che si può facilmente scavalcare scendendo dalla bici. E’ così da un bel po’ di mesi, è franato il terreno, ma nonostante ora la strada sia completamente percorribile, i blocchi di cemento rimangono. Poco male, scavalchiamo e già che ci siamo, diamo un aiuto ad un signore, visibilmente contrariato dal fatto che non ci fossero cartelli ad indicare la strada chiusa. Superato anche il secondo blocco avanziamo verso gli utlimi tornanti, verso la fine della salita. Alla rotonda dopo che la strada ha spianato, passiamo dal centro di San Fermo, Leppe ne approfittà per riempire la borraccia di acqua e sali.
Quando ripartiamo sono io che faccio strada. Ora tocca a me mostrare un percorso alternativo a Raffaele, ma prima non ci facciamo mancare neppure il semaforo rosso al passaggio a livello di Portichetto, lungo come pochi. A smorzare l’attesa ci ha pensato una simpaticissima signora sulla settantina che ci ha strappato più di un sorriso rendendo meno pesante l’attesa. Quando le sbarre si alzano possiamo finalmente ripartire in direzione Cadorago. Mentre attraversiamo il boschetto il mio compagno di pedalata è sorpreso, anche lui ha trovato una strada alternativa per andare e tornare da Como. Si potrebbe dire che tutte le strade portano sul Lago di Como.
Tra una chiaccherata e l’altra siamo arrivati a Lomazzo, alla rotonda di questa mattina, quella dove inziava lo strappo. Ironia della sorte c’è un breve strappetto anche ora. Raffaele lo fa con un gran ritmo, ma ormai non è più un segreto, così come non lo è l’ennesimo semaforo rosso di giornata. Una volta usciti da Lomazzo decidiamo di deviare per Turate, rientrando così da una strada diversa rispetto all’andata. Sul rettilineo della Statale 233, più comunemente nota come “La Varesina” l’ultimo vero sforzo di giornata, tenere la ruota di Leppe. Sarò onesto non ho neppure controllato la velocità ero troppo concentrato a stargli dietro. Arrivati a Saronno ci salutiamo soddisfatti del giro.
Domenica invece avevo in programma un’uscita tranquilla per scaricare le gambe in compagnia di Fabio. Anche con lui il primo contatto è stato tramite i social. Fabio monta su una Mtb artigianale in carbonio monoscocca di una bellezza unica.
Sveglia puntata alle 7.00 colazione e sono pronto a montare in sella, ma soprattutto, sono pronto a sfidare il freddo. Il punto di ritrovo era alla rotonda del Famila ad Arluno, da li il programma prevedeva di imboccare la ciclabile fino al Naviglio.
Un contrattempo alla bici di Fabio, una presunta foratura alla gomma posteriore, fa si che i programmi vengano rivisti. Mentre Fabio rimette in pressione la gomma io rimonto in sella per raggiungerlo a casa sua a Corbetta. Una volta arrivato possiamo uscire, imboccando la strada verso Robecco Sul Naviglio. Durante il primo tratto di strada controlliamo la gomma che sembra sconfiarsi lentamente.
Dopo pochi chilometri dobbiamo fermarci di nuovo. La gomma di Fabio non tiene la pressione. Non riesce neppure a rientrare a casa e con infinito dispiacere dobbiamo salutarci, ma non senza esserci promessi di riorganizzare, magari munendomi di una discreta mtb per andare con lui sui sentieri giusti.
Mentre rientro verso casa, sono letteralmente ghiacciato, ma nonostante questo scelgo di sfruttare in qualche modo la giornata di non rendere vana la fatica che ho fatto ad alzarmi questa mattina. Mi allungo così fino a Magenta per poi rientrare verso casa tagliando da Santo Stefano. Strade che sono dei magnifici rettilinei, strade che se becchi il gruppo giusto riesci a prendere velocità strepitose.
Davvero un bellissimo weekend. Un weekend all’insegna della bici, del freddo e delle nuove amicizie.
Vi lascio i link social dei miei due compagni di uscita.
Raffele “Leppe99”: https://www.instagram.com/leppe99/?hl=it
Fabio “Ministryfab”: https://www.instagram.com/ministryfab/?hl=it