Per il terzo giorno di Festive, il programma prevede la tappa più dura, il giro più lungo, il viaggio più faticoso. Partire da casa e arrivare fino a Zorzino, ho perso il conto di quante volte l’ho fatto in passato, in estate con il sole e il caldo, solo che oggi ci sono 2 gradi ad andare bene, e sopratutto oggi, oltre all’andata mi aspetterà anche il ritorno, allungato per l’occasione dalla sponda bresciana del lago di Iseo.
L’inzio non è per giunta dei migliori, la sera prima mi devo essere dimenticato di puntare la sveglia, o forse no; forse la sveglia era puntata, ma dopo averla sentita, si fa per dire, l’avrò spenta e mi sarò rimesso a ronfare. Quando riapro gli occhi sono le 8.10 passate. Partenza necessariamente ritardata, il che comporterà con ottime probabilità il rientro con il buio. Ad essere onesti, questa cosa della partenza ritardata non è poi stata una cosa così negativa, considerato il freddo che fa fuori.
Monto in sella che sono le 8.50, uscito di casa spingo i primi colpi di pedale lanciando la bici in direzione Monza. Anche questa mattina percorrerò alcuni tratti di strada ciclabile. Il più lungo sarà quello che da Nova Milanese mi porterà a Monza e che costeggia il fiume Villoresi. In totale sono poco meno di 5 km, in alcuni punti il fondo non è dei migliori, quindi, se vi capita di percorrerlo, state attenti.
Confermo che fa un gran freddo, la temperatura è di 1°C, ma nei passaggi all’ombra quella percepita sarà di sicuro ben minore. Come nei giorni passati sono imbacuccato a dovere, oggi per l’occasione indosso anche un gilet anti vento a protezione. Tutte le tasche a mia disposizione sono stipate, sia quelle della giacca che le tre posteriori del gilet. Generi alimentari come se dovessi andare in guerra, e anche una mantellina anti pioggia.
La strada, almeno fino a Bergamo devo ammetterlo è abbastanza piatta, a tratti noiosa, del resto il panorama non è certo di quelli che tolgono il fiato, unica eccezione per il ponte sull’Adda, a Trezzo che, dopo tutti questi anni di attraversamenti riesce ancora a catturare tutta la mia attenzione. Mentre lo percorro mi accorgo della sostanziale differenza del colore dell’acqua rispetto all’estate. Ricordo ancora la prima volta che lo attraversai, era il mio primo viaggio da casa a Zorzino in bici. All’epoca montavo su una biciletta Scout in alluminio, l’avevo chiamata “Bianchina” perchè era completamente bianca. Era Giugno del 2014 e al passaggio l’acqua dell’Adda era di un azzurro con tratti di verde intenso , rimasi sorpreso da quell’intensità di colori, quasi ad assomigliare all’acqua del mare di qualche località esotica.
Superata Bergamo, come sempre molto trafficata da auto, mi dirigo verso Seriate e una volta superato il ponte sul fiume Serio il paesaggio inizia lentamente a trasformarsi. Ad ogni chilometro percorso le case, i palazzi e la industrie vanno mano a mano a diminuire, lasciando spazio a campi e vasti appezzamenti di terra.
Arrivato ad Albano Sant’Alessandro tengo la sinistra in direzione di Trescore, prendendo la Via Nazionale, ora il paesaggio inzia ad essere più carino alla vista. Iniziano a intravedersi le montagne e anche il traffico di auto è decisamente più accettabileche. All’altezza dell’inizio del Lago di Endine, sposto la bici sulla strada che si apre alla mia destra, abbandonando la Via Nazionale per Monasterolo del Castello. Si costeggia il Lago di Endine dall’altra sponda, più caratteristica e, anche in questo caso, molto meno trafficata. Per contro, essendo a ridosso dei monti Torezzo, Gremalto e Sicolo, tiene lontano i raggi del sole rendendo l’aria e la temperatura particolarmente fredda.
Provo a spingere un po’ di più sui pedalini della Mya, alternando lo sguardo tra strada e sponda del lago, mi accorgo che quest’ulitimo sta iniziando a ghiacciare. Capita ormai ogni anno che a Gennaio lo si ritrovi completamente ghiacciato, tanto che i più coraggiosi lo attraversano da una sponda all’altra con i pattini ai piedi. La strada una volta finito il lago, prosegue ancora per qualche chilometro attraverso campi e qualche piccolo villaggio di case. Arrivati ad Endine è il momento di prendere la deviazione per Riva, e per me è anche arrivato il momento della prima salitella di giornata. Sempre lei, la solita da superare se si arriva da Endine, prima di arrivare a Zorzino, i soliti 1500 metri circa con una pendenza non eccessiva. La salita mi aiuta a scaldarmi un pochino, al punto da sentire caldo e abbassare seppur di poco la zip del gilet. Arrivato in cima percorro a cannone il primo breve tratto di discesa che mi separa da casa.
Dopo aver mangiato un paninetto e una banana, vista lago, dal giardino di casa è tempo di rimontare in sella. Sono le 13.10 quando riparto da Zorzino e rimetto le ruote della Mya lungo la discesa verso Riva e verso il lago. Alla fine della discesa alcuni dubbi iniziano a invadermi il capo. Mi domando tra me e me, se è davvero il caso di rientrare a casa a Milano costeggiando il lago dalla sponda bresciana, ufficialmente allungando il rientro di una cinquantina di chilometri buoni. Le gambe le sento bene nonostante tutto, la strada in fondo la conosco e non ci sono sulla carta grandi difficoltà e poi è il Festive e un giro sopra i 200 km in fondo nel mio piccolo lo avevo sempre sognato. Insomma è deciso, mi alzo sui pedali e spingo le ruote della bici verso Lovere costeggiando il lago, la cui strada è scavata nella roccia. Il sole va a specchiarsi nella acque del lago creando quel solito gioco di colori unico nel suo genere.
Superata Lovere e in sequenza i successivi comuni, arrivato a Pisogne entro in un nuovo tratto di ciclabile. Anche qui la strada sembra essere scavata dentro la roccia. Alla mia destra le acque del lago, il sole rimane dietro al Monte Trentapassi, fa fresco e in alcuni punti tira un vento fastidioso. La ciclabile, nonostante tutto è frequentata da un po di persone che si regalano una passeggiata vista lago, di ciclisti davvero pochi. Questa strada rimane incredibile per la sua enorme bellezza, riesce sempre a emozionarmi. La ciclabile finisce a Vello e poco dopo si incontra il comune Marone. I successivi 15 km che mi separano dalla città di Iseo scorrono via veloci, merito delle mie gambe e di un gruppo di ragazzi a cui mi sono agganciato appena superato il centro di Marone.
La fatica vera invece sono stati i successivi dieci chilometri che da Iseo mi hanno portato a Sarnico, anche per colpa del vento che soffiava ahimè contro. A Sarnico, mi regalo una “passerella” sul lungo lago, riempiendo così la borraccia nella fontana in fondo alla strada che costeggia il porticciolo. Dopo una nuova breve sosta, dove ne approfitto per mangiare una barretta, sono pronto a ripartire. Il ciclo computer segna 146 km, ad occhio penso che me ne manchino ancora un centinaio. Il pensiero di così tanta strada, per un attimo mi manda in crisi, ma per fortuna è solo una cosa passeggera. Ero consapevole che sarebbe stato un giro molto lungo, ero conscio che sarei stato con le chiappe sulla sella per almeno nove lunghe ore.
Mi rimetto a spingere sui pedali, lasciando così la città di Sarnico e con essa anche le acque del lago. Usciti dalla città la strada tende a salire leggermente prima di spianare. Lo ammetto, i trenta chilometri, da Sarnico a Bergamo sono stati probabilmente i più faticosi, non a livello fisico, da quel punto di vista sono rimasto quasi sorpreso. La difficoltà di quei trenta chilometri è stata a livello mentale. Il sole iniziava a calare, in me la consapevolezza che mancava ancora molta strada prima di arrivara a casa, il freddo che cominciava a farsi di nuovo sentire. Sono stati davvero difficili. Il sole stava lasciando spazio a luna e stelle e una volta arrivato a Bergamo mi sono fermato per accendere le luci montate sulla bici.
Le prime avvisaglie di una stanchezza fisica le ho avverite dopo Osio Sotto, ma è bastato mettere nello stomaco un pezzo di croccante alle mandorle comprato in una precedente sosta.
Una volta arrivato a Monza, ho inziato a rendermi conto di avercela fatta. Mancavano ancora una ventina di chilometri abbondanti, ma ero certo che nulla avrebbe potuto fermarmi. Superato Via Cesare Battisti, con la Villa Reale alle mie spalle ho portato la bici sul tratto ciclabile attraversato anche all’andata. Ogni chilometro percorso mi sentivo sempre più forte, mi sentivo sempre più stoico. I ciclo computer segnava 235 Km e ancora ero a Cassina. Che cosa incredibile. Stentavo a crederci. Avevo davvero fatto tutta quella strada? La risposta me la davo guardando nuovamente la voce Km del ciclo computer.
Sono a casa, chiudo il giro con 244 km e nove ore piene in sella. Che cosa pazzesca, che giro, che freddo, che bello, che tutto. Neppure l’ennesimo furto di Strava al momento della sincronizzazione del giro mi fa togliere la soddisfazione della giornata. Riaggiorno così il conteggio dei Chilometri mancanti per portare a termine il Festive. Solo 35. Manca poco.