E dopo tanta trepidante attesa ecco che finalmente è arrivato il giorno tanto atteso, ecco che è arrivata la vigilia di Natale e quest’anno la vigilia di Natale per me corrisponde all’inzio del Festive.
La mia personale tabella di marcia prevede per il primo giorno di competizione un giretto verso Arona, sul Lago Maggiore.
La sera prima avevo preparato con cura maniacale tutto l’occorrente e buttato l’ennesimo occhio al meteo, che continuava a promettere una giornata di sole. Espletate le formalità della cena, con un rigoroso pasto in modalità carbo loader, ergo 250 grammi di pasta in bianco, mi sono lasciato svenire sul letto. La mattina seguente mi sono alzato appena la sveglia ha inziato a suonare, catapultandomi fuori dalle coperte con una velocità da record.
Alle 7.30 sono già in strada. Fa un discreto freddo, ma il cielo sopra al mio casco è completamente limpido e sgombro di nuvole. La strada per il Lago Maggiore la conosco fin troppo bene, è in parte la stessa fatta per due anni di fila durante la Bike Night, si percorre quindi tutta la cilabile che costeggia il Naviglio, con la sola differenza che quest’oggi prenderò tale ciclabile da Bernate Ticino e non da Porta Genova.
Il tratto di strada da casa a Bernate è anche in questo caso per buona parte ciclabile, che comincia ad Arluno e si snoda parallela all’autostrada A4 e alla linea ferroviaria dell’alta velocità. Si perde in mezzo ai campi del magentino, lungo il tragitto si incontrano parecchi laghetti artificiali e cave e se si è fortunati c’è anche la possibilitù che un piccolo leprottino vi attraversi la strada. Questo tratto di ciclabile così come quello che corre lungo il Naviglio lo consiglio vivamente a tutti. Lo trovo un tratto di strada molto rilassante, da fare possibilmente in compagnia.
Come dicevo, il freddo si fa sentire, ma il cielo promette bene, sapendo di dover restare in sella per quasi otto ore, ho deciso di indossare un guanto in lattice, come sottoguanto. Nei giorni passati avevo sperimentato la cosa e aveva dato ottimi risultati. Questa mattina però dopo i primi trenta chilometri le mani sono praticamente dei piccoli cubetti di ghiaccio e di scaldarsi non sembrano averne voglia.
Proseguo lungo la ciclabile, incrociando pochissime persone per lo più a piedi, di ciclisti neppure l’ombra, poi mi ricordo che sono solo le 8 del mattino e che non sono tutti fulminati come me da essere già fuori a pedalare. La strada nei punti più ad ombra ha ancora i segni della ghiacciata della notte, le ruote della bici emettono un suono completamente diverso quando attraversano questi tratti. Nella solitudine della pedalata mi concentro sui suoni che le ruote della “Mya” producono. Mi parte un film che non avete idea. Quando attraverso un tratto di strada coperto di foglie, il suono si fa più acuto, simile ad una carta che si straccia; poi è il momento dei sassolini lungo il tragitto, appena abbracciano le ruote della bici saltano via, emettendo un lieve suono simile ad un piccolo vetro che cade. A pensare a questa cazzata sono già arrivato a Bernate, ora mi spetta un breve tratto di strada normale prima di arrivare alla ciclabile del Naviglio.
Arrivato finalmente sulla ciclabile provo a dare un po’ di ritmo alla pedalata, nella speranza anche di scaldarmi. Sulla darsena di Bernate da dove comincia il mio tratto ciclabile, ci sono una decina di pescatori con gli ami immersi nelle acque del Naviglio. Intorno un silenzio rotto solo dalle campane della chiesa.
Attraverso quei paesaggi che, durante le due esperienze alla Bike Night, non ero riuscito, per ragioni di luce, ad ammirare nel dettaglio. Dall’acqua del Naviglio si alza del fumo dovuto alla reazione al freddo che continua a persistere, nonostante il sole sia sempre lì, libero da ogni ostacolo, libero da ogni nuvola. Dopo aver fatto un piccola curva verso destra, all’orizzonte inizio ad intravedere le ciminiere della centrale termoelettrica di Turbigo, sembrano così distanti e invece in un attimo raggiungo il ponte che precede l’impianto e che mi porterà a pedalare dalla parte opposta della sponda.
Superato Turbigo la ciclabile attraversa un lungo tratto in mezzo a boschi e campi. La totale assenza di case fa si che lungo la strada si formi una discreta nebbiolina.
Arrivato a Nosate la ciclabile diventa sterrata e piena di sassi, vi ricordate il famoso tratto fatto con Marco alla Bike Night per errore? Ecco era questo, e oggi ho finalmente scoperto quale era la strada corretta da prendere. Bisonga abbandonare la ciclabile e percorre un breve tratto di strada comune per poi immettersi nuovamente sulla strada riservata alle sole bici. Questa volta però il corso d’acqua che corre parallelo a noi non è più il Naviglio Grande, ma il canale industriale. Proseguo a pedalare, in sottofondo il rumore continuo degli aerei mi fa capire che sono arrivato a Vizzola Ticino, supero un ponte che oltrepassa il canale e il corso del Villoresi, per qualche chilometro pedalerò lontano dalla riva del canale superando anche il primo strappo di giornata.
La temperatura nel frattempo si è fatta più sopportabile, o forse sono io che mi sono abituato al freddo, però almeno ora le mani non le sento più congelate. Butto un occhio sul ciclocomputer alla voce, chilometri percorsi, scoprendo che hsono solo a quota 54 km. Il pensiero di avere ancora molta strada da fare però non mi spaventa.
Dopo aver buttato nella pancia un paninetto senza però smettere di pedalare, all’orizzonte intravedo la diga del Panperduto. Raggiunta e superata tocca fare il secondo piccolo sforzo di giornata e superare un secondo piccolo ma più duro strappetto.
Oggi che posso finalmente ammirare il paesaggio intorno a me, sono estasiato da tutta la quantità di acqua, di canali e fiumi che scorrono in questa zona. La diga del Panperduto, che avevo ammirato in tutto il suo splendore di notte, oggi si scopre ancora di più con il sole. Una meraviglia, così come lo è pedalare in tutta serenità su questa ciclabile.
Peccato solo che, una volta superata la diga giunto a Somma Lombardo si abbandona definitivamente la ciclabile per una strada statale il cui fondo almeno nel primo tratto è decisamente sconnesso e particolarmente insidioso. Ha però un suo lato positivo, quello di costeggiare la sponda del Ticino, regalando una discreta vista. Proseguo lungo la strada, consapevole che manca ancora un bel po’ ad Arona, supero l’ennesima centrale idroelettrica, questa volta è il turno di quella di Porto della Torre e continuo a macinare strada con la riva del Ticino a farmi compagnia.
Sono finalmente a Sesto Calende, supero il famoso ponte di ferro, ora è tutta dritta fino ad Arona. Durante i circa 8 km che mi separavano da Arona, mi sono messo a pensare a come varia il paesaggio visto dalla bici in due orari completamenti opposti. Se durante la Bike Night mi ero fatto affascinare dal buio, dai silenzi rotti solo dal rumore delle biciclette, oggi è tutto il paesaggio che si lascia ammirare alla luce del sole che mi rapisce.
Sono finalmente arrivato ad Arona. Il Lago Maggiore si apre davanti a me. Mi fermo in piazza e decido di prendermi una piccola pausa, anche per regolarizzare i bisogni fisiologici oltre che quelli di stomaco, sedati in questo caso da una banana. Decido di provare a spingermi oltre Arona, rimonto in sella e costeggiando il lago proseguo lungo il tragitto. Sulla mia sinistra lungo la strada incontro ville spaventose, una più bella dell’altra, tutte che si affacciano sul lago, tutte incredibilmente immense. Una volta raggiunto il comune di Lesa, con 86 km percorsi inizia ad alzarsi un vento piuttosto fastidioso, decido così di girare la bici e indirizzarmi sulla via di ritorno.
Il rientro a casa, è la medesima strada fatta all’andata. No scusate, dovrebbe essere la medesima strada, perchè poi ci sono io, che sono capace di rincoglionirmi e prendere un’altra strada, salvo poi ritrovarmi di nuovo sulla rotta giusta. Il problema però ora è il vento. In alcuni punti è dannatamente fastidioso, anche perchè è particolarmente freddo. Penso che non si poteva avere tutto, mi hanno regalato una giornata di sole, il vento probabilmente era incluso nel pacchetto. Poco prima del centro di Arona vengo superato da un ciclista, provo a sfruttare fin dove possibile la sua scia, riparandomi anche dal vento. Abbasso la testa e mi metto a mulinare rimanendo a contatto con colui che mi procede e che mi accorgo pedala senza guanti. Riattraverso i posti visti qualche ora prima, e per la prima volta non lo trovo neppure una cosa così noiosa come invece mi capita spesso di pensare.
Una volta arrivato a Bernate Ticino, i chilometri all’attivo sono 146, un rapidissimo conteggio mentale mi suggerisce di allungarmi un pochino prima di rientrare davvero verso casa. Per un instante ho pensato di arrivare fino a Milano lungo la ciclabile, ma le mie gambe non sembravano essere molto d’accordo. Mi spingo oltre Bernate, con il vento che continua a soffiare e questa volta anche contro, tant’è che dopo Robecco decido di tornare indietro verso Magenta passando da Castellazzo De Barzi.
La strada attraversa i campi, il vento qui lo prendi tutto. Bravo Andrea, bravo, bell’idea quella di prendere questa strada.
Ora la stanchezza inzia a farsi sentire, mi ripeto dentro di me, che manca poco, che tra poco sarò a casa. Il vento ha fatto scendere di nuovo il freddo. Sono stanco e dopo una piccola tregua ora ho nuovamente l’aria contro, così per rendere le cose ancora più divertenti.
Stringo i denti, e anche grazie ad una veloce sosta in un bar di Corbetta dove mi regalo una coca e un biscotto di pasta frolla, arrivo a casa.
Una volta arrivato a casa, il ciclo computer segna 204,9 km, mistero di Dio perchè Strava dopo la sincronizzazione ne conteggi 199. Ecco ammetto di esserci rimasto di merda per un istante, ma poi ho ripensato a tutto il viaggio di oggi e un sorriso di soddisfazione mi si è stampato sulle labbra e sulla faccia.
Primo giro di questa Festive messo in cantina, mi mancano 301 km per completarla. Domani è Natale e si riposa, ma per Santo Stefano vorrei provare a fare un’uscita veloce, magari in notturna.