Sono arrivato a 7000 (settemila).
Settemila chilometri in sella alla mia bici, non tutti percorsi macinando strada, in quei settemila ce ne sono anche almeno 500 fatti in modalità criceto, con la bici attaccata ai rulli, in box al freddo durante l’inverno.
Settemila chilometri da Gennaio ad oggi, con l’obiettivo, neppure così impossibile di arrivare entro la fine dell’anno a 8000.
Settemila chilometri senza pensare al tempo, alle medie, alle tabelle ai watt e a tutte quelle cose da professionisti, a me interessava solo prendere e andare e così è stato.
Settemila chilometri tra caldo torrido, pioggia, neve, nebbia e freddo, settemila chilometri alzandosi spesso all’alba, uscendo quando ancora la città deve svegliarsi.
In tutti questi chilometri ho sofferto, faticato ma mi sono soprattutto divertito. Sì gente, mi sono divertito ad esplorare strade e posti mai visti, mi sono divertito a partire da casa e raggiungere una meta, attraversando strade che neppure io conoscevo, mi sono divertito anche quando in salita soffrivo, quando maledicevo me stesso per aver deciso di mettermi in testa di arrivare in cima.
Settemila chilometri tra salite, discese e piattoni interminabili, in compagnia o semplicemente in solitaria.
In tutta questa strada ho avuto modo di conoscermi, di scoprirmi e di scoprire soprattutto lati del mio stesso carattere che neppure io conoscevo. La bici mi ha dato la capacità di resistere, di soffrire, di non mollare, anche quando le gambe bruciano e il cuore ti sta per uscire dal petto, anche quando sarebbe stato semplicemente più facile mollare, scendere dalla bici e tornare verso casa.
In tutti questi chilometri ho avuto modo di raggiungere località e posti che non avevo mai visto. Ho raggiunto la cima di molte salite e ho avuto la fortuna di rifarmi gli occhi ammirando il panorama. In questi settemila chilometri ci sono lo Stelvio, l’Etna, il Monte Pora, la Presolana, Gibilmanna, il Ghisallo, ci sono strade che mi sono entrate nel cuore e che difficilmente dimenticherò. Ho avuto la riprova che la strada percorsa in bici ha un’altro sapore, ha un qualcosa di diverso.
Strade percorse anche in piena notte, illuminate dal solo faro posto sopra il manubrio della Mya. Strade allungate solo per il gusto di passare da un boschetto o di fare una salita mai fatta prima. Strade percorse con il fango che si attaccava sulla schiena e sul telaio della bici.
Di questi settemila chilometri non dimentico nulla, neppure le cadute ahimè, che va detto non mi hanno mai tenuto fermo. Cado, smadonno, mi rimetto in sella e si riparte, poco importa se le mani, il fianco o le ginocchia bruciano, si pedala senza preoccuparsi di tutto questo.
Non dimentico le emozioni, e sono state tantissime, i profumi e soprattutto i pianti una volta arrivato in cima alla salita. E’ stato così in cima all’Etna come sullo Stelvio.
Settemila chilometri, e chi mai lo avrebbe detto. Io per primo non avrei scommesso neppure un centesimo, e invece oggi siamo qui, con questa strada nelle gambe. Mi sembrano un’eternità, mi sembra impossibile pensare di aver fatto tutta questa strada.
Ogni singolo chilometro percorso è stato vissuto, ogni singolo chilometro ha avuto un suo pensiero ha avuto una sua emozione.
Ora però testa ai prossimi, perchè entro la fine dell’anno una sfida mi attende, ve ne parlerò presto, nel frattempo vi lascio qualche scatto di questi primi settemila chilometri.
Spoiler: ho impiegato così tanto tempo che nel frattempo sono già a quota 7200 km.