Primo weekend di Giugno, Sabato mattina, mi sveglio in quel di Zorzino, come sempre litigando con la sveglia. Una volta sceso dal letto, preparo la colazione, apro le finestre e la vista della piscina per un attimo fa vacillare la voglia di uscire in bici. Sarebbe troppo facile rispondere al richiamo di quella vasca colma di acqua fresca pronta a farmi rilassare, ma la passione come spesso accade ha la meglio, così dieci minuti dopo sono pronto per la partenza.
La sera prima come da tradizione mi ero messo a pensare a quale poteva essere la destinazione, dopo tanto riflettere avevo deciso di arrivare fino a Bergamo e poi proseguire fino alla città alta. In principio l’idea era quella di arrivare a destinazione passando per la Val Cavallina, attraversando la statale che costeggia il Lago di Endine, ma una volta agganciato ai pedalini i miei occhi hanno incrociato il lago di Iseo e a quel punto è stato impossibile non portare la Mya sulla strada che costeggiandolo porta fino a Sarnico.
C’è un bel sole, il clima è caldo considerato che sono le otto del mattino, sul lago si intravedono i primi motoscafi. La strada che costeggia il lago è come sempre piena di ciclisti, mi accorgo poco dopo aver lasciato l’abitato di Solto che ne ho quattro attaccati a ruota che mi prendono la scia; vi prego non prendetemi per una brutta persona, ma è più forte di me, se mi ritrovo qualcuno in scia mi metto ad aumentare la frequenza di pedalata per provare a staccarli, tentativo che però in questo caso non da i frutti sperati e così dopo Tavernola i quattro mi superano e a quel punto tocca a me mettermi in scia a succhiare la ruota e dare un po di respiro alle gambe.
Mentre provo a tenere costante la velocità, senza perdere contatto con il gruppo che mi precede mi accorgo di non essere in grandissima forma, la gamba sembra stanca, quasi addormentata. Provo ad alzarmi sui pedali come a dare un segnale deciso alle gambe e anche alla testa. Penso che se dopo appena 20 km sono ridotto così, chissà come farò ad arrivare in città alta.
Arrivati a Sarnico il gruppo davanti a me si divide, una parte prende la strada che si apre a sinistra e che porta al centro abitato, l’altra prosegue verso Villongo. Io seguo in coda il gruppo che entra nel centro di Sarnico. Nel frattempo sembra esserci un timido segnale positivo dalle mie gambe, che ora iniziano a girare meglio disegnando piccoli cerchi nell’aria. Ora tocca nuovamente a me tirare il gruppo, con un colpo di mano faccio salire la catena sul 53 e comincio a spingere come un forsennato, sento i battiti del cuore salire velocemente, passando dai 133 ai 160 battiti per minuto, giusto il tempo di girarmi e accorgermi di avere staccato il gruppo dietro di me. Ovviamente di diminuire l’intensità non se ne parla minimamente, così continuo il mio viaggio verso Bergamo in solitaria, senza più un gruppo dietro da tirare e ahime a cui eventualmente chiedere il cambio.
Superata Sarnico prendo la salita che porta a Paratico, c’è uno strappo di circa 600 metri tutto dritto con parti in pavè. E’ un punto in cui per me è impossibile non sentire quel piccolo bruciore di gambe. E’ un bruciore però quasi piacevole, è una sensazione strana da descrivere. Sento il dolore e la fatica, ma al tempo stesso vedo la Mya salire veloce lungo quella rampa, me ne compiaccio fino ad esultare una volta aver rimesso la bici in piano. La fatica però non è certo finita, dopo una rotonda c’è un nuovo breve strappo, questa volta però più dolce, tanto da dover passare anche due tornanti. Superati porto la bici in località Capriolo.
La strada costeggia il fiume Oglio e attraversa i vignenti della franciacorta. Mentre pedalo attraverso le vigne posso scorgere gli acini sulle piante. Il profumo di natura investe le mie narici facendosi subito largo nella mia testa, in un attimo il sapore della pedalata diventa meno faticoso, il sapore del viaggio diventa più dolce. Quel profumo arrivato fino al mio cervello mi riporta alla mente piccoli ricordi di quando ero ancora un ragazzo.
La strada che attraversa i vigneti è stretta e in alcuni punti un po dissestata, se transitate da qui prestate attenzione perchè nei continui sali e scendi è un attimo ritrovarvi un’auto di fronte.
Nel frattempo sono arrivato a Palazzolo sull’Oglio, la strada dopo un breve tratto di discesa svolta bruscamente a destra e da qui le acque del fiume sono finalmente visibili. Un ponte si apre davanti la mia vista, è un ponte interamente in ferro che supera il fiume. Mi fermo giusto il tempo per ammirare l’acqua scorrere sotto il ponte, guardando con gli occhi di un bambino la piccola cascata che si forma prima di proseguire lungo il corso. Nella riva opposta ci sono dei pescatori che provano a raccogliere pesci tra una madonna e l’altra.
Riproseguo pedalando spedito verso la mia destinazione, ora le gambe hanno preso il ritmo giusto e spingere la bici lungo la strada che mi porterà fino a Seriate sembra essere finalmente meno faticoso. Attraverso vasti tratti di campi agrigoli, il caldo inizia a farsi deciso, così come la borraccia inizia ad essere più vuota. A Grassobbio incontro un ragazzo in sella alla sua Trek (tra le altre cose bellissima). Mi metto in scia e tengo la sua andatura per quasi 4 km, poi ad un certo punto si gira mi guarda e mi chiede dove sono diretto. Dopo aver appreso che sto salendo verso Bergamo alta il ragazzo mi guarda e mi chiede se posso fare io l’andatura fino a Seriate. Mi dice di essere partito da Brescia alle 6 di questa mattina e di essere praticamente stremato. Lo tiro molto volentieri fino a oltre Seriate, dopo di che le nostre strade si dividono, lui decide di fare una sosta per mangiare qualcosa e io proseguo verso Bergamo.
Il paesaggio dopo questi primi 55 Km è cambiato completamente. Ora che sono alle porte di Bergamo i campi e la natura hanno alsciato spazio alle costruzioni di cemento, agli svincoli autostradali. Attraversare Bergamo in bici però rimane uno spettacolo unico. Superare i tratti in pavè facendosi largo in mezzo alle auto e al traffico ha un sapore a tratti quasi eroico. Supero il Teatro Donizetti e sono finalmente pronto per la salita verso la città alta.
la salita di per sè non è nulla di complicato, è breve, misura infatti 3130 metri, la percentuale massima di pendenza si assesta al 7% e in alcuni tratti, specie in quello finale si sale lungo il pavè che va detto è super curato. Mentre salgo portandomi addosso tutto il caldo di Giugno non si può non ammirare il panorama intorno. Arrivato in cima si può ammirare una buona parte di Bergamo dall’alto. E’ uno spettacolo davvero emozionante, difficile da spiegare con le parole. Il sole illumina tutta la città che vista dall’alto sembra essere diversa. Da qui in cima non si sente il rumore delle auto, non si percepisce il traffico.
Il tempo di buttare nella pancia una barretta e un gellino ed è ora di rimontare in sella per rientrare a casa. Il rientro sarà lungo la Val Cavallina costeggiando il lago di Endine e salendo a Riva da Piangaiano.
Un nuovo giro portato a termine, una nuova destinazione raggiunta, nuove emozioni raccolte e vissute.