Quarta uscita pedalando in Sicilia, per l’occasione decido di salire a quota795 metri e raggiungere Gibilmanna una contrada di Cefalù situata sulle pendici del Pizzo Sant’Angelo. Questa volta la sveglia è problematica. Squilla come nei tre giorni precedenti alle 6.05 ma di alzarmi non ne voglio proprio sapere, il letto sembra voler avvolgermi e trattenermi con tutta la sua morbidezza, prima di alzarmi la sveglia deve suonare altre tre volte.
Parto da casa che l’orologio segna le 7.18, spingendo la bici in direzione ovest verso Cefalù, percorrendo l’ormai nota statale 113. Lungo la strada devo fare i conti con il traffico, dovendo, tra le altre cose, anche stare attento ad alcuni automobilisti piuttosto distratti, fra tutti un simpatico nonnino che a bordo di un pandino per poco non mi centra in pieno, dimenticandosi di darmi la precedenza, a cui ovviamente non ho risparmiato un paio di sonori insulti.
Arrivato alle porte di Cefalù svolto a destra iniziando a salire prendendo quota, è una salita dolce fino al terzo chilometro, fino al primo di tre tornanti dove la salita e la pendenza iniziano a farsi sentire. Alla mia sinistra c’è il mare, di fronte a me il centro di Cefalù dove si intravede la splendida cattedrale.
Dopo aver superato il bivio con la provinciale 54 imboccando quest’ultima, la strada per circa 900 metri si inerpica in maniera più decisa, talmente tanto da obbligarmi ad alleggerire il rapporto. E’ una giornata calda, sono le otto e il termometro del ciclo computer segna già 29 gradi. Proseguo lungo la provinciale incrociando pochissime auto. La salita che porta a Gibilmanna misura in tutto 11,3 km, è una salita abbastanza regolare fatta eccezione per alcuni punti in cui la pendenza arriva al 10%. Quello che tende a preoccuparmi questa mattina è la gamba che sembra essere rimasta nel letto a dormire e non vuole saperne di aumentare l’andatura. Decido di affrontare la salita con un ritmo blando, anche fin troppo, me ne rendo conto quando un ciclista mi supera, sverniciandomi ad una velocità che paragonata alla mia sembra essere supersonica. Neppure il tempo di salutarlo e di pensare di stare al suo passo che è già andato, che brutta cosa essere paracarri penso.
In cima alla salita sorge il Santuario dell’omonima contrada, dedicato alla Santissima Vergine, di fianco ad esso una splendida blibioteca. Sono all’interno delle Madonie, alcuni tratti di srada sono in mezzo a dei piccoli boschi, che mi aiutano a non sentire troppo il caldo che avverto sempre più ogni volta che aumenta il dislivello. Lungo la strada i cartelli chilometrici posti sul ciglio mi aiutano a capire quanta strada manca per la vetta. Mentre salgo, mi regolo anche con l’altitudine, e trovandomi a solo 370 metri di altitudine, la strada da fare è ancora molta.
Supero una fitta vegetazione formata da ulivi, limoneti e pini marittimi, dò una sorsata alla boraccia e frugo nella tasca della maglia alla ricerca di una barretta. La gamba sembra essersi svegliata, finalmente, il ritmo e la potenza che imprimo sui pedali ne sono la prova. Il fondo stradale è in discrete condizioni, ciò che mi lascia davvero senza parole sono i cumuli di spazzatura che incorcio lungo la salita. Come può l’uomo essere così indifferente alla natura? Come si può rovinare un posto così bello? Dò un secondo morso alla barretta e mi alzo sui pedali superando un tratto di salita abbastanza duro, ma che per fortuna è breve.
Alla fine di un tornante il bosco sparisce aprendomi la vista, ciò che mi si presenta è un vero spettacolo, un qualcosa che mi dà come una botta di energia aggiuntiva, stile video games, inizio così a mulinare seriamente, inizio a dare colpi decisi ai pedali, inizio a sentire i battiti del cuore che aumentano, in un attimo passo dai 145 ai 156, ma non mi fermo, proseguo a pedalare con tutta la forza che ho, arrivo a 167 battiti, fregandomene del fuori soglia. Mentre pedalo come un forsennato penso che a breve dovrò fare i conti con il fuori soglia. Si lo penso, e subito dopo penso che non me ne frega nulla, fanculo al fuori soglia, fanculo alla fatica, è tempo di farla a tutta. Mi alzo sui pedali e meno come un dannato, i battiti salgono arrivando fino a 170, la pendenza ora è al 10% le gambe iniziano a bruciare ma vado avanti senza mollare neppure un centimetro.
Sono a quota 605 metri, il mare è sempre li a fare da sfondo, mi basta voltare di poco la testa per vederlo ed ammirarlo in tutta la sua bellezza.
Manca poco alla cima, manca poco al Santuario, poco meno di 3 km fra l’altro neppure troppo duri, supero un tornante e mi ritrovo davanti una mucca che pascola felicemente in mezzo alla strada, la supero e poco dopo ne ritrovo altre due lungo una piccola lingua di terra intente a cercare dell’erba da mangiare. Non mi era ancora capitato di incontrare una durante i miei giri.
Prima dell’arrivo al Santuario, dipinta sull’asfalto, c’è la riga d’arrivo della cronoscalata che si svolge ogni anno a Maggio, le ruote della bici la superano ricordandomi che da questo momento mancano solo 1500 metri, decido di giocare ancora con il cuore, con i battiti del mio motore, tiro giù un dente al rapporto e mi alzo sui pedali spingendo a tutta, a meno di 600 metri dalla mia meta incorcio un signore che con un’aria quasi basita vendendomi salire mi chiede se avessi fatto tutta la salita da Cefalù, annuisco aggiungendo che ero partito da Roccella. Avrei voluto fotografare il suo viso, era un misto tra incredulità e stupore, manco avessi completato un Everesting.
L’ultimo tornante sulla sinistra ed ecco il Santuario. Anche Gibilmanna è concquistata, anche questa salita è fatta, è domata.
Come d’abitudine, una volta arrivato in cima, poso la bici e mi siedo su un muretto in mattoni alla destra del Santurio, addento una barretta e mi godo il panorama e il rumore del silenzio. Una volta terminata la mia meritata pausa è tempo di scendere tornare verso casa.
Discesa bellissima, i pochi tornanti la rendono molto veloce e non troppo tecnica, lungo la strada riesco anche a provare l’emozione di sorpassare due auto che mi precedono, unico problema ad uno degli ultimi tornanti stavo rischiando di fare la fine di Gilbert al Tour.
Mentre pedalo verso casa, penso che come queste prima quattro uscite nella zona a Nord della Sicilia sono state a dir poco spettacolari, faticose ma ricche di emozioni, sono andate ben oltre le mie aspettative.