Sicilia Day 3 – Caccamo

Per il terzo giorno decido, fin dalla sera prima di salire sul Monte San Calogero. La sveglia incredibilmente risulta essere ancora una volta poco traumatica, sembra impossibile ma giuro che è vero. Il giorno prima sono salito in auto a visitare il castello di Caccamo e lungo la strada mi ero accorto del cartello che indicava il monte, appena i miei occhi se ne sono accorti ho da subito pensato che potesse essere una meta perfetta.

Monto in sella e spingo la bici lungo la solita statale 113. Per strada anche questa mattina poche auto. La giornata sembra essere ottimale, poche nuvole in cielo e il sole che può splendere indisturbato. Supero il paese Buonfornello, che ogni volta evoca in me sonore risate per via del bizzarro nome. La strada sale e scende in continuazione, il mare fa come sempre da sfondo. Davanti a me scorgo le grandi ciminiere della centrale elettrica Ettore Majorana che precede l’abitato di Termini Imerse. Superato il sito archeologico di Himera la strada cominica a salire per davvero, arrivando fino a 170 metri di altitudine e mostrandomi il mare in tutta la sua bellezza.

Mentre pedalo mi rendo conto di non essermi ancora abituato ad avere il mare come sfondo, è una sensazione strana per uno come me, che al massimo si ritrova ad avere il lago al suo fianco durante le sue uscite. Nel frattempo sono arrivato al bivio dove la statale incontra la provinciale 21, svolto a sinistra in direzione del paese di Sciara, la strada come per magia aumenta la sua percentuale di pendenza. Lo scenario e il panorama in un attimo cambiano, intorno a me solo campi e pascoli, dove ci sono già persone al lavoro sotto il sole che lentamente inizia a scaldare. Ora la salita inizia a farsi a tratti dura, in appena 4 chilometri colleziono circa 200 metri di dislivello, frugo con una mano in una delle tasche dietro la maglia alla ricerca di una barretta, alla ricerca di un aiuto in termini di zuccheri, anche perchè non ho fatto colazione e non vorrei mai andare in crisi di fame.

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Dopo 5450 metri dal bivio imboccato poco prima arrivo a Sciara, un cartello posto lungo la strada mi dice che per la mia meta prefissata devo prendere a sinistra. La strada ora sale netta, il fondo purtroppo è molto sconnesso e questo oltre a non rendermi particolarmente felice mi mette un pizzico di ansia. Mi concentro sul percorso che continua a salire, questa volta in mezzo ad alcuni vigneti, inizio a sentire il cambio di pendenza nelle gambe, mi alzo sui pedali per spingere con maggiore potenza e provare ad aumentare la velocità (fino a questo momento da vero paracarro)

Foto 09-08-18, 07 45 46 Entro finalmente nella zona della riserva, e sempre continuando a salire incontro svariati pascoli, prima di pecore, poi di bovini, poi ancora di capre. La strada presenta ogni 300 metri dei piccoli canali di scolo per la pioggia, sono posti in diagonale e sono abbastanza larghi, mentre supero il primo ho quasi paura di rimanerci incastrato con la ruota, penso che una volta in discesa sarà “divertente” transitarci sopra.

Dopo poco più 2 km di salita una sorpresa poco simpatica mi attende; la strada non è più percorribile, diventa sterrata e piena di sassi, impossibile da percorrere con una bici da corsa. Mi devo per forza fermare. Avverto un pizzico di delusione, proprio ora che avevo inziato a domarla, proprio ora che avevo preso il ritmo giusto. Un vero peccato. Giro la bici e comincio a scendere concentrandomi sul fondo sconnesso. Vorrei scendere a cannone come accaduto due giorni prima sulle Madonie, ma non sono ancora così pazzo e incosciente per farlo oggi.

Arrivato di nuovo a Sciara c’è da trovare una nuova meta. Il tutto risulta facilissimo, e l’illuminazione me la dà un cartello alla fine della discesa. Si va a Caccamo.

Il giorno prima, come anticipato, ero salito in auto per visitare il castello posto in cima alla montagna, una bella visita condita da un ottimo pranzo in un presidio slow food. La strada verso Caccamo è sempre in salita, ma questa volta le pendenze sono più moribide, più pedalabili e anche il fondo stradale è decisamente più percorribile, in compenso mi tocca fare i conti con il caldo che ora inizia a farsi sentire, talmente tanto da dover slacciare parte della maglia.

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Lungo la salita incontro sempre parecchi pascoli e alcune distese di ulivi. Tutto intorno a me ha colori che raramente mi capita di vedere, non ci sono zone verdi, non ci sono distese di prati, la terra è arida e secca. Dopo 5 km una piccola discesina mi permette di tirare il fiato, cerco con lo sguardo di vedere il castello di Caccamo ma per il momento non si vede, penso che probabilmente è dietro alla montagna che mi si presenta davanti. Mi accorgo di aver quasi finito i sali nella borraccia, fortuna che dopo appena un chilometro incontro un distributore di benzina con annesso un bar dove posso comprare acqua e una Fanta, la bevo in appena due sorsi, noncurante di quanto sia fredda. Riprendo a pedalare, incrociando un altro ciclista che pedala in direzione opposta alla mia, ci scambiamo un saluto in corsa, anche lui ha la maglia completamente slacciata, anche lui ha la faccia impregnata di sudore, anche lui ha i segni della fatica.

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Un altro tratto di breve discesa, poi di nuovo la strada sale, ma ormai manca poco a Caccamo, ci siamo quasi, mancano solo 2 km di salita, questa volta un po’ più dura rispetto a prima, ma sempre con una pendenza sotto al 10%. Dopo un piccolo tornante alla mia sinistra in prossimità del bivio per Sambuchi scorgo il lago di Caccamo, e subito dipo il castello. Ci siamo davvero ora, e il cartello me ne da conferma.Foto 09-08-18, 09 06 32

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La vista è di quelle per cui la fatica fatta fino a qui può essere facilmente ripagata. Mi fermo per godermela al meglio e per mettere nella pancia una barretta. Prima di cominciare a scendere incrocio due ragazzi in bici che mi chiedono indicazioni per arrivare a Sciara, loro sono arrivati fino a qui salendo dall’altro versante.

La discesa da Caccamo a Termini Imerese è magnifica, tecnica ma al tempo stesso veloce, mentre scendo la valle si apre mostrandomi tutto il mare nella sua incredibile bellezza. Il vento in faccia mi rifnfresca dandomi tregua con il caldo. Continuo a scendere domando i tornanti in discesa, ammirando il panorama davanti a me.

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Arrivato a Termini Imerese faccio i conti con il traffico del paese e con la pessima attitudine alla guida dei siciliani. E’ tutto uno strombazzamento e una svolta senza frecce, fortuna che almeno quando mi superano la maggior parte mi lascia il giusto spazio. Un piccolo strappo mi fa uscire dalla città la vista è nuovamente sul mare e sulla centrale elettrica, fino ad arrivare al punto dove questa mattina svoltando a sinistra avevo iniziato a salire.

Pedalo verso casa, soddisfatto del giro, e anche oggi del panorama delle emozioni e del lavoro svolto. E’ già ora di pensare alla meta di domani, è già tempo di pensare ad un nuovo giro a nuove emozioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

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