In un Sabato, che avevo alla vigilia programmato diversamente, mi ritrovo all’alba di mezzogiorno in casa. Fuori dalle mie quattro mura splende un sole meraviglioso, la classica giornata primaverile. Dopo troppe disavventure, con cui non ho intenzione di tediarvi, decido di cambiarmi ed uscire, mi tolgo i pantaloni e… e niente, mi rendo conto che forse è il caso di dare una sistemata ai peli prima, perchè va bene essere amatori sfigati, ma i peli sulle gambe di un ciclista non si possono proprio affrontare.
Vestito, casco in testa, saluto e parto. L’idea era di fare una sgambata veloce, ma con la giornata che c’è non posso esimermi di fare un salto a Cernobbio. Tra le altre cose, è la prima uscita della stagione con il completo estivo…
Decido di fare la strada che mi ha “insegnato” il mio “schiavo ciclistico” il maestro Davide, all’andata superato Saronno si va verso Rovellasca, strada decisamente meglio pedalabile rispetto ad altre, anche se in alcuni punti all’entrata di Rovellasca la sede stradale era una schifezza assoluta, un festival di buche.
La parte che preferisco del viaggio di andata è il panorama, le montagne che si aprono davanti agli occhi, dalle quali si vede ancora neve, la strada che passa in mezzo a distese immense di campi, il silenzio e quella sensazione di libertà. Arrivato a Bulgorello taglio verso Fino e inizio una prima discesina, 52 kh/h comodi, e un bimbo che si appiccica al finestrino quando lo sorpasso. Come tutti gli amatori che da Milano partono verso Como e il suo lago, la discesa che preferisco rimane quella della Napoleona, un lungo vialone a due corsie lungo poco meno di 1 chilometro e mezzo dove le velocità sono sempre interessanti interessanti e in alcuni casi anche folli. Quasi tutte le volte, quando mi butto in picchiata lungo quella strada dico tra me ” Pensa se adesso mi si sgancia la ruota anteriore.”
Finita la famigerata Naopeona qualche colpo di pedale e il lago mi si apre alla vista. Era da tanto, troppo tempo che non mi godevo questo spettacolo in una soleggiata giornata di primavera. La tappa del viaggio si chiude alla prima rotonda dopo la strettoia di Cernobbio, quello è il punto in cui giro la bici e ritorno verso il centro del paese facendo sosta obbligata in piazzetta per la classica pausa caffè. La piazzetta di Cernobbio per me è qualcosa di speciale. E’ uno dei tanti posti in cui mi sento sempre bene ogni volta che lo vedo- A volte in inverno nei miei giri in solitaria, dopo il caffè mi piace mettermi a ridosso del lago e stare cinque minuti a raccogliere fiato e pensieri. E’ un posto magico, un po’ come tutto il lago di Como. Meno magica è la salita che tocca fare per tornare a casa. La Valfresca che da Como scollina a San Fermo. Battute a parte è una bella salitina, molto allenante, spesso fatta dai pro ne Il Lombardia. Lunga circa 2 chilometri e 700 metri con una pendenza media del 7,2% insomma una cosa divertente per le gambe. Giornata di grazia per me, avendo stabilito il mio personale nel giro di cui vi scrivo. Tempo limato di ben 14″, abbiate pazienza eh, ma è comunque un risultato di cui mi sentivo in dovere di farne menzione.
La strada del maestro prevede al ritorno di passare da Cadorago, mi spetta l’ultimo piccolo strappo e poi una ventina di chilometri in piano. Anche la strada del ritorno è circondata da boschetti e distese di campi, traffico semi inesistente e strada che scorre con la stessa velocità con cui scorrono i pensieri, ahh la forza della bici.
Arrivato a casa, mi butto in doccia e mentre lascio che l’acqua vada a infrangersi sul collo e sulle spalle sento quel lieve bruciore di gambe che mi fa sentire vivo e felice.
Alla fine anche questa volta, come sempre ne è valsa la pena.
Che bello. Anche io andavo in piazzetta a Cernobbio.
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Top!!!
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